La blockchain è dentro di te: la criptovaluta di Open AI a cui puoi autenticarti con la scansione dell’iride
Worldcoin ha l'ambizioso obiettivo di raggiungere un reddito di base universale finanziato dall'intelligenza artificiale
26/07/2023 di Gianmichele Laino
Quando si parla di intelligenza artificiale non si riesce ancora a capire quanto sarà effettivamente possibile in futuro e quanto, invece, può essere catalogato alla voce boutade. Non solo: quando si parla di intelligenza artificiale, si fa sempre fatica a distinguere ciò che può essere effettivamente uno strumento utile e ciò che, invece, rappresenta un rischio per la sicurezza dei propri dati personali (quando non addirittura per la propria persona). È una sensazione che si percepisce netta e distinta anche con il caso Worldcoin, la criptovaluta che è stata progettata da Sam Altman, il CEO di Open AI, anima e mente di ChatGPT. Viene proposta come una grandissima novità del settore – e infatti ha avuto un successo molto ampio, con un valore che è quasi raddoppiato nella data di lancio della sua versione beta -, ma non si comprende ancora bene la portata di eventuali rischi che si trascinerebbe dietro.
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Cos’è Worldcoin e per quale motivo la criptovaluta che ti chiede l’iride sta avendo molto successo
La novità non è tanto nel processo di estrazione o di gestione della criptovaluta. Quello, ovviamente, risulta essere frutto di una tecnologia ormai solidamente sperimentata. La grande innovazione starebbe a monte: se, infatti, attualmente per avere accesso alle criptovalute sono necessari password e documenti fisici, il fondatore e CEO di Open AI ha proposto invece l’autenticazione attraverso la scansione dell’iride. Un modo per tenere indissolubilmente legati la criptovaluta e il suo proprietario. Il dato biometrico fornito dall’iride, infatti, è unico e non replicabile. Un po’ come se il principio che sta alla base della blockchain fosse dentro di noi. Solo che al momento dell’accesso al servizio.
Ovviamente, preoccupa – ma non potrebbe essere diversamente per chi è sempre stato abituato a considerare il riconoscimento biometrico come una delle applicazioni più borderline dell’intelligenza artificiale – il grande quantitativo di dati estremamente sensibili che sarebbe richiesto da Worldcoin, con lo scopo – seppur nobile – di aumentare la sicurezza e di eliminare i rischi di truffa legati alla compravendita di criptovalute.
Ma perché – ci si chiede – l’autenticazione al possesso di Worldcoin deve avvenire per forza di cose attraverso la scansione dell’iride? In cosa i metodi di autenticazione fin qui previsti per questo settore sono penalizzanti per coloro che vogliono avere accesso alle criptovalute? Sicuramente, utilizzando una parte del corpo, si eliminano tutti (o in larghissima maggioranza) i problemi di accessibilità allo strumento della criptovaluta. Il progetto, insomma, è far valere il principio di inclusione finanziaria anche per coloro i quali non hanno a disposizione un accesso a documenti fisici o a strumenti informatici indispensabili per il possesso di criptovalute. Inoltre, secondo quanto dichiarato da Altman, al momento l’associazione dell’iride al nominativo di una persona non sarebbe possibile: le varie applicazioni della criptovaluta saranno a disposizione, senza rivelare mai l’identità dell’utente, che può registrarsi con uno pseudonimo.
Dietro a questo obiettivo, ce n’è un altro che è stato dichiarato dai fondatori del progetto: quello di permettere, un giorno, di sviluppare un reddito universale finanziato attraverso l’intelligenza artificiale. È l’ambizione “umanitaria” di Sam Altman che, però, così dichiarata rischia semplicemente di essere uno slogan. Il fatto che i test siano fino a questo momento condotti in Cile, Norvegia, Indonesia, Kenya, Sudan e Ghana e il fatto che si prevedano coinvolgimenti di utenti in 20 Paesi del mondo sembrano andare in questa direzione: guardare non alle tradizionali direttrici dei flussi economici finanziari globali, ma diffondere questo strumento anche in luoghi meno centrali.