Whatsapp potrebbe essere il paradiso dei neonazisti tedeschi
19/04/2019 di Gaia Mellone
Un’inchiesta di Buzzfeed denuncia una massiccia presenza di neonazisti su Whatsapp che condividono messaggi di odio, immagini di svastiche o di Adolf Hitler e slogan nazisti. Tutte pratiche che, secondo la legislazione tedesca, sono illegali.
Whatsapp è il paradiso dei neonazisti tedeschi
Buzzfeed riporta di aver monitorato da ottobre ben 9 gruppi whatsapp neonazisti, analizzando le centinaia di migliaia di messaggi che venivano scambiati quotidianamente: dagli slogan nazisti fino a messaggi di incitamento all’odio e alla violenza, passando per immagini di Adolf Hitler e sticker di svastiche. Alcuni gruppi avevano nomi come «La tempesta tedesca» e «Ku Kux Klan International», arrivando fino a 250 membri.
All’interno di queste chat, gli utenti condividono diversi materiali a contenuto nazista o neonazista. Buzzfeed racconta addirittura di una catena in cui si viene «hitlerato»: «Hitlera almeno altre 5 persone o in 88 giorni un ebreo avido ti ruberà tutti i soldi e ti stuprerà» diceva all’apertura il messaggio, che si concludeva con frasi come «manda questi messaggio a tutti quelli che conosci e contribuisci all’operazione Bianco Natale» e la frase «Corri Ali corri» insieme a diverse immagini di Hitler o simbologie naziste.
Gli sticker antisemiti che Whatsapp condanna ma non può far rimuovere
A fomentare ancora di più questi gruppi è stata l’introduzione del tool di Whatsapp per creare autonomamente sticker: il risultato è sta la diffusione di centinaia di immagini di svastiche o simili. In quell’occasione, Whatsapp rispose a Buzzfeed scrivendo che «gli sticker antisemiti sono inaccettabili e non li vogliamo sulla piattaforma». Nella stessa mail il portavoce dell’app continuava dicendo che l’azienda «condanna profondamente quest’odio. Se un utente riceve uno sticker con un contenuto illegale, lo invitiamo a segnalarlo a Whatsapp». Quando però Buzzfeed ha nuovamente contattato la società per sapere quante segnalazioni avessero ricevuto nel frattempo e che tipo di azioni avessero messo in campo, ha ricevuto la risposta che «in quanto servizio di messaggistica non abbiamo accesso ai messaggi privati scambiati tra gli utenti». Il portavoce avrebbe ribadito l’invito a «segnalare violazioni per garantire la sicurezza sulla piattaforma».
Secondo Christian Solmecke, un legale interpellato da Buzzfeed, spedire ad un altra persona un contenuto, seppur in violazione della legge, non può essere considerato un reato, ma se questo avviene in una chat con molti membri, «a seconda delle dimensioni del gruppo potrebbe presto diventare un reato penale, in quanto diventa una quantità incontrollata di partecipanti ai sensi della legge tedesca». Ci sarebbe anche un precedente. Nel 2017 un ragazzo si 14 anni venne condannato per la diffusione di propaganda nazista dopo che i genitori scoprirono una chat sul suo cellulare dove i partecipanti – quelli perseguiti poi con processo sono stati 180 – schernivano gli ebrei e glorificavano le SS.
Dopo che Mark Zuckerberg ha reso noto di voler fondere le app di Messenger, Facebook e whatsapp, torna a galla il problema del controllo delle chat e della diffusione di specifici contenuti. Facebook ha già fatto ammenda per non aver correttamente preso di mira il suprematismo bianco come propaganda di odio sul social, e ha annunciato nuove misure restrittive. Se la fusione tra le diverse applicazioni effettivamente ci sarà, solleverà delle questioni legali ma sopratutto etiche non indifferenti.
(credits immagine di copertina: Fabian Sommer/dpa)