Io resto a casa, ma c’è chi non ha una dimora in cui ripararsi e isolarsi

11/03/2020 di Enzo Boldi

Sono considerati come gli invisibili e, spesso e volentieri, il mondo (e non solo gli italiani) li guardano con aria indifferente e quasi schifata, voltando rapidamente lo sguardo per il ‘timore’ di incrociare i loro occhi e provocare in sé un senso di compassione. Si tratta dei senza fissa dimora che, al tempo del #Iorestoacasa (il Dpcm siglato dal governo lunedì 9 marzo e trasformato in hashtag social) vengono ancor più dimenticati. Loro non hanno un tetto sotto al quale ripararsi e mettersi in isolamento, loro frequentano mense inevitabilmente affollate. Per questo è nato «Vorrei stare a casa».

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A denunciare la situazione è stata l’associazione Binario95, il centro di accoglienza che si occupa della stazione Termini di Roma. E i numeri fanno impressione e fanno capire che il mantello dell’invisibilità lo abbiamo davanti ai nostri occhi ogni giorno. «Le stime dell’Istat parlano di circa 50 mila persone senza dimora, di cui 7 mila solo a Roma. Tuttavia, noi abbiamo contato solo nell’ultimo anno 20mila persone che hanno chiesto aiuto, a cui si aggiungono 12mila persone che vivono nelle strutture occupate di Roma e le circa 5 mila presenze nei campi rom della capitale», ha detto Alessandro Radicchi, fondatore di Binario95.

Vorrei stare a casa, il pensiero a chi non ha una dimora

Una situazione critica che, durante un periodo di emergenza sanitaria come quella che si sta vivendo in queste settimane per colpa del Coronavirus, suona molto più forte di un campanello d’allarme. Per questo motivo, per sensibilizzare l’opinione pubblica (e anche quella politica) è stata lanciato l’appello «Vorrei stare a casa» con l’hashatag social #Vorreistareacasa.

«Semplice isolarsi a casa a fronte dell’emergenza, ma chi una casa non ce l’ha come può rispettare il decreto? Hai solo due opzioni: stare bene o stare male, nel mezzo non ci sono tutele – prosegue Alessandro Radicchi all’AdnKronos -. La quarantena non la puoi fare nei centri di accoglienza, servono strutture dedicate ed è la richiesta che abbiamo fatto alla Regione e alla Protezione Civile ma devono essere i comuni ad attivarsi».

I senzatetto in Italia

I numeri sono imponenti e l’attenzione del rischio contagio non può che essere rivolta anche su i senza fissa dimora. Insieme alla campagna Vorrei stare a casa, è stato lanciato un appello alla solidarietà, chiedendo donazioni non solo di vestiti e coperte, ma anche di mascherine e gel disinfettanti. Occorre aprire gli occhi e non voltarsi più, perché ne va della salute di tutti.

(foto di copertina: da Pixabay)

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