Apple ha ripristinato il social network russo VKontakte sull’App Store

A fine settembre Apple ha dovuto rimuoverlo in seguito alle sanzioni imposte dal Regno Unito alla Russia

19/10/2022 di Giordana Battisti

In seguito alle sanzioni imposte dal Regno Unito alla Russia, a fine settembre Apple ha dovuto rimuovere dal suo App Store VKontakte, un popolare social network russo. Adesso Apple ha ripristinato le applicazioni VKontakte  e l’applicazione di posta elettronica Mail.ru, realizzate dallo stesso gruppo tecnologico russo. La società ha fornito la prova che non è «per la maggior parte di proprietà o controllata da un’entità tra quelle sanzionate».

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Perché sono state ripristinate le app VKontakte eMail.ru sull’App Store?

Il portavoce di Apple, Peter Ajemian, ha scritto in una e-mail inviata al sito web di news The Verge che le applicazioni sono state rimosse dall’App Store «come richiesto dalla legge» e che in seguito Apple ha chiesto agli sviluppatori di queste applicazioni di fornire dei documenti per verificare che non violassero le sanzioni del Regno Unito. Grazie alle informazioni fornite dagli sviluppatori, Apple si è accertata del fatto che non fossero di proprietà di una delle aziende o dei soggetti sanzionati dal Regno Unito e dunque è stato possibile reintegrarle nell’App Store.

VKontakte è uno dei social network più popolari in Russia ed è molto simile a Facebook. L’anno scorso, la Russia ha chiesto a Apple di configurare gli iPhone venduti nel Paese in modo che che mostrassero all’avvio un elenco di applicazioni create da aziende russe, incluse quindi VKontakte e Mail.ru. Dopo l’invasione russa dell’Ucraina avvenuta lo scorso febbraio, Apple ha smesso di vendere i suoi prodotti nel Paese e agli utenti è stato impedito di utilizzare Apple Pay, che consente di effettuare pagamenti contactless tramite dispositivi Apple, a causa delle sanzioni imposte a diverse banche russe. Inoltre, l’azienda proprietaria di Facebook, Meta, nel corso dell’ultimo anno è stata dichiarata «organizzazione estremista» e sanzionata per non aver rimosso la «propaganda LGBT».

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