«Odiare è lecito, non è un reato». Vittorio Feltri dixit, mentre a Milano c’è la marcia per Liliana Segre

Coez, nella sua ‘Le luci della città’, canta: «Dentro l’amore c’è una punta d’odio, e viceversa». Sicuramente Vittorio Feltri non si è ispirato al rapper e cantautore di origini campane per il tweet che, oggi pomeriggio, ha pubblicato sul proprio profilo social. Sta di fatto che il direttore di Libero non ci pensa minimamente a condannare l’odio (in qualunque forma verbale esso venga espresso, dato che lui stesso non lo specifica). Anzi, lo definisce deprecabile ma non punibile perché il detestare non costituisce reato.

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Certo, ha ragione: non esiste nessun articolo del codice penale (o civile) che parli di odio come un reato punibile a livello pecuniario o con privazione della libertà. Su questo, dunque, Vittorio Feltri ha ragione. Sul concetto in sé, però, ci sono molti dubbi. Le campagne di odio mediatiche – sia che vengano da sinistra, che da destra – dovrebbero essere condannate per non fagocitare un sistema già al collasso, dove basta avere un’idea diversa su questo o quel tema per scatenare i peggiori istinti dell’essere umano.

La liceità del’odio secondo Vittorio Feltri

«L’odio è un pessimo sentimento ma lecito. Non costituisce reato, è lecito detestare», ha scritto Vittorio Feltri. Eppure un direttore di giornale (proprio per aver aderito alle carte deontologiche della professione giornalistica) dovrebbe porre la questione sotto un’altro aspetto, senza fare riferimenti al fatto che odiare e detestare non siano due reati. E, invece, il semplicistico sillogismo del direttore editoriale di Libero lo ha spinto a fare del populismo anche su un tema che troviamo, quotidianamente, sotto i nostri occhi.

Il ruolo del Bastian contrario

Basta aprire i social, scorrere lungo i profili, tra i commenti agli articoli di giornale e via discorrendo. Basta aprire le pagine di un qualsiasi quotidiano per capire come l’odio non sia un reato, ma sia il germe che dà il via a tantissime manifestazioni che, alla fine, portano a conseguenze prevedibili. Insomma, odiare e detestare sono due sentimenti deprecabili. E basta. Condannarli è tanto facile. Forse troppo per chi vuole sempre emergere e fare il Bastian contrario.

(foto di copertina: ANSA/ALESSANDRO DI MEO + Tweet)

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