Vittorio Emanuele III, la comunità ebraica invia una lettera a Franceschini: «Cancellate il nome del re vigliacco da biblioteche e scuole»
04/01/2018 di Gianmichele Laino
Sapete che la Biblioteca Nazionale di Napoli, terza per importanza tra le biblioteche pubbliche in Italia, è dedicata a Vittorio Emanuele III? La presidente dell’Unione delle Comunità Ebraiche in Italia Noemi Di Segni lo sottolinea in una lettera inviata al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini e che chiede l’immediata rimozione del nome del sovrano da ogni biblioteca pubblica e da ogni scuola italiana.
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VITTORIO EMANUELE III, LA LETTERA DELLE COMUNITÀ EBRAICHE
«Via il nome di Vittorio Emanuele III – afferma Noemi Di Segni -, firmatario nel 1938 delle leggi razziste e complice di numerosi crimini commessi dal fascismo nell’arco del ventennio, dalle scuole e dalle biblioteche pubbliche a lui intitolate in Italia». La lettera è stata pubblicata nella sua versione integrale dal portale di informazione ebraico Moked.
«Con sgomento abbiamo in questi giorni potuto constatare, con semplici ricerche, che in Italia esiste purtroppo ancor oggi un lungo elenco di scuole e di biblioteche pubbliche dedicate dagli italiani al re che li abbandonò al loro destino – continua la presidente Di Segni -: valga per tutti l’esempio della Biblioteca Nazionale di Napoli, biblioteca pubblica statale, terza per importanza tra le biblioteche italiane, che ha sede presso il Palazzo Reale, in Piazza del Plebiscito e che dipende dalla Direzione Generale per i Beni Librari e gli Istituti Culturali del Ministero dei Beni e delle Attività Culturali».
VITTORIO EMANUELE III, LE MOTIVAZIONI DELL’AZIONE
Secondo la presidente delle comunità ebraiche italiane, infatti, biblioteche e scuole sono luoghi dove si concentra la trasmissione del sapere, luoghi di cultura dove gli studenti si incontrano e comunicano i propri interessi. Secondo la Di Segni non è opportuno che ciò avvenga in istituti che portino il nome del re Vittorio Emanuele III.
«Le continue dichiarazioni del nipote Vittorio Emanuele di Savoia e del pronipote Emanuele Filiberto, che ancora oggi chiedono la sepoltura dell’augusto parente al Pantheon, ci fanno preoccupare perché orientate a una vera e propria riabilitazione dell’antenato». Da qui, quindi, la scelta di indirizzare una lettera a Franceschini. Anche questo è un effetto del ritorno in patria della salma di Vittorio Emanuele III.