«È importante fare chiarezza sulle commissioni che valuteranno i finanziamenti»

Abbiamo esaminato la riforma del Tax credit nel mondo del cinema con Vinicio Canton, founder di Writers Guild Italia

13/08/2024 di Gianmichele Laino

Un dato di fatto è che, con tutti i suoi limiti e con tutte le valutazioni che è opportuno fare a proposito della riforma del Tax Credit che vedrà la luce a breve, in ogni caso qualcosa si è mosso. Quel clima di incertezza che ha caratterizzato le produzioni nella prima parte del 2024 (molte delle quali ferme proprio a causa dell’incertezza sugli incentivi al settore) può senz’altro avere i contorni più chiari. Sempre a proposito di questo provvedimento, oggetto del nostro monografico di oggi, Giornalettismo ha voluto sentire l’opinione di una voce molto autorevole. Vinicio Canton è founder di Writers Guild Italia, il gruppo che rappresenta gli scrittori di cinema, tv e web nel nostro Paese.

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Vinicio Canton e il passaggio sulla revisione del Tax Credit

«È una cosa un po’ strana – ci dice -. Ci sono stati degli interventi importanti e certe logiche sono state modificate. Ci sono indubbiamente dei cambiamenti strategici e politici, oltre che economici. Da una parte si vogliono eliminare alcune storture, dall’altro c’è chiaramente un indirizzo politico: il tema principale è quello relativo alla composizione delle commissioni. Non sono stati eliminati i fondi per il cinema (anche se c’è voluto un tempo esagerato che ha fatto rimandare diversi set, con centinaia di migliaia di persone che hanno avuto problemi), ma le commissioni devono essere un punto nevralgico di discussione. In Europa, di solito, sono frutto di accordi di varie parti in gioco, formate da professionisti del settore molto preparati, invece in Italia non è così: stiamo spingendo affinché ci possa essere un accordo con le varie parti del settore per avere dei commissari di nomina non politica, esperti di ciò che vanno a valutare e vicini alle istanze di tutte le componenti del mondo del cinema».

Sicuramente, con questa nuova riforma si va ad aprire una fase nuova. Non può essere sicuramente paragonata a quella di qualche anno fa, post-covid, quando alcune contingenze (tra cui il grande avvento degli OTT, oltre che una immissione massiccia di finanziamenti) hanno fatto vivere al cinema italiano una sorta di età dell’oro, almeno dal punto di vista economico. Tuttavia, le oscillazioni sono proprie dello scorrere del tempo e delle caratteristiche dell’ecosistema: «Questa criticità delle fasi economiche è connaturata al sistema – ha spiegato Canton -: ci sono momenti di grande euforia dovuti a diversi fattori e momenti di risacca. Il cinema è un comparto che spende soldi per produrre: al di là di una nicchia da preservare, gli artisti puri, l’arrivo delle grandi piattaforme ha fatto sì che il settore diventasse qualcosa di economico. Pensare che il Tax Credit possa influire su questo non è corretto. L’incidenza del Tax credit sulle piattaforme OTT che operano in Italia, infatti, è relativa. Avevano una potenza economica per cui il Tax credit non era rilevante per indurli a investire in un determinato Paese. Il vero problema degli OTT è che stanno iniziando a investire meno a livello mondiale. Il fatto che il decreto ci sia già, invece, può rimettere in moto un meccanismo che si era interrotto».

Per dare una reale svolta alle cose, tuttavia, è necessario un cambio di passo sistemico, che comporti anche una certa unità d’intenti: «I canali di comunicazione con i governi ci sono stati, creati anche con molta fatica – conclude Vinicio Canton -. Le istituzioni a volte ti ascoltano e a volte no. È ovvio che ci vorrebbe una riforma strutturale e un tagliando per ridurre i malfunzionamenti. Noi autori, ripeto: con grandissimi sforzi, stiamo procedendo come entità unica per dialogare con tutti gli stakeholders. Ci si è resi conto che la gamba artistica potrebbe generare un ambiente virtuoso per fare opere migliori. Detto questo, non c’è una industria dell’audiovisivo in Europa che non sia necessariamente e fondamentalmente sostenuta dal finanziamento pubblico. Senza il finanziamento pubblico non c’è il cinema».

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