La precisazione del Viminale sull’assenza di sanzioni per chi fa feste in casa non significa fatele

Il Viminale ha specificato che non ci saranno sanzioni per chi fa feste visto che si tratta di una forte raccomandazione

27/10/2020 di Ilaria Roncone

Non è un divieto ma una forte raccomandazione. Questo è chiaro sin da quando è stato pubblicato l’ultimo Dpcm in cui si consiglia vivamente agli italiani di organizzare feste private. Essendo una raccomandazione va da sé che non sono previste sanzioni per chi, invece, sceglierà di andare contro il buon senso in questo periodo di emergenza sanitaria e procederà comunque con i party privati. Dal capo di gabinetto arriva una circolare che ribadisce la differenza tra divieto e forte raccomandazione.

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Per le raccomandazioni non ci sono autocertificazioni o multe

«No multe e autocertificazione per le raccomandazioni ma si deve usare cautela», ha specificato il Viminale. Non c’è rischio alcuno che chi sceglie di organizzare una festa – o di spostarsi da regione a regione – abbia necessità di autocertificazioni o prenda multe. Dopo il Dpcm del 19 ottobre che ha richiesto, parlando di incontri organizzati in casa, «l’adozione di comportamenti ispirati alla massima prudenza e al senso di responsabilità dei singoli», arriva la direttiva su spostamenti e feste in casa. Le raccomandazioni, per loro stessa natura, possono essere fatte ma non implicano l’obbligo al rispetto.

Rispettare la raccomandazione di non fare feste private è solo buon senso

Le parole che arrivano dal Viminale non devono essere intese come un via libera o uno sconto alla raccomandazione. «Per quanto riguarda il ricevimento di ospiti presso la propria abitazione», specifica il Viminale, «il Dpcm rafforza la raccomandazione riferita al medesimo contesto contenuta nel precedente provvedimento presidenziale». Vista la curva epidemiologica e le ormai note modalità di contagio è richiesto di «adeguare i propri comportamenti, anche nella sfera privata, a un principio di massima cautela» per cui «viene raccomandato che nelle abitazioni private si eviti di ricevere persone diverse dai conviventi, salvo che per esigenze lavorative o situazioni di necessità e urgenza».

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