Alcuni vigili urbani di Roma si mandano su WhatsApp la svastica paragonata al green pass

E anche in una dichiarazione pubblica rilasciata al Messaggero, il segretario locale del Sulpl fa capire che tra dieci anni la misura verrà paragonata al nazismo

23/07/2021 di Gianmichele Laino

Il messaggio corre via chat, nei gruppi dedicati. Alcuni vigili urbani di Roma, in gruppi su WhatsApp a loro dedicati, stanno facendo circolare l’immagine di una svastica al centro di un rettangolo verde. L’intestazione è inequivocabile: stanno parlando del green pass, del certificato che dal 6 agosto sarà necessario non soltanto per partecipare a manifestazioni (pubbliche e private qualora dovessero prevedere un possibile assembramento al chiuso), ma anche per mangiare all’interno di un ristorante o per consumare un caffè al tavolo all’interno di un bar. Dal momento che le autorità pubbliche di sicurezza dovranno essere tra quelle deputate al controllo della certificazione verde (che si potrà ottenere per i vaccinati, per i guariti dal Covid e per coloro che riceveranno un tampone negativo nelle 48 ore precedenti), ci si chiede davvero se questa spia che si attende sulle piattaforme di messaggistica e sui social network non sia sintomo di un malessere più profondo che potrà portare, alla lunga, a problemi di ordine pubblico.

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Vigili urbani di Roma e le chat su WhatsApp sul green pass

Ma come si fa ad attribuire una portata così generale a un fenomeno all’apparenza limitato come una chat di WhatsApp su cui – più o meno da sempre – circolano pericolosi e fastidiosi messaggi da buongiornissimo kaffèèèè?!1!1!!. A quanto pare il tema si discute anche a livello istituzionale.

Oggi, il Messaggero ha riportato le dichiarazioni del segretario romano del sindacato della polizia locale Sulpl. Quest’ultimo ha senza dubbio separato le sue opinioni personali e trasmesse a mezzo social (o attraverso app di messaggistica, appunto) rispetto al suo ruolo istituzionale, ma ha comunque dichiarato che tra dieci anni si potrà paragonare il green pass alla schedatura nazista degli ebrei, prima di deportarli nei campi di concentramento.

Marco Milani, il sindacalista in questione, ha affermato:

«Forse sembrerà improponibile oggi, ma quando c’era il nazismo la stessa scienza ti diceva per esempio che l’omosessualità era una malattia e quindi se non ti curavi dovevi metterti la stella gialla. Ora, ottant’anni dopo, la scienza dice cose diverse».

Queste sono dichiarazioni rilasciate in un contesto pubblico. Dentro la chat privata dei vigili urbani, c’è da contarci che i toni siano molto più aspri e molto più belligeranti. Del resto, una svastica su fondo verde non è propriamente il messaggio più rassicurante alla vigilia dell’entrata in vigore del green pass in maniera più estesa e capillare.

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