Il vigile in mutande che Renzi voleva licenziare in 48 ore è stato assolto: «Tortura mediatica»
20/01/2020 di Redazione
Faceva parte dei 42 dipendenti del comune di Sanremo a processo a causa di assenteismo sul posto di lavoro. La sua immagine aveva fatto il giro del mondo, rafforzata anche dalle affermazioni via social network dell’allora presidente del Consiglio Matteo Renzi che voleva il suo licenziamento in 48 ore. Fu uno dei primi casi in cui un’immagine di un uomo comune è stata esposta attraverso le parole di un politico molto influente, provocando irritazione e commenti. Oggi, purtroppo, questa prassi resta sempre più comune. Fatto sta, che il vigile Sanremo è stato assolto perché il fatto non sussiste.
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Vigile Sanremo assolto: non fu reato timbrare in mutande
Ci sono dieci persone assolte dal giudice per le udienze preliminari Paolo Luppi, tra le 42 persone a processo per i fatti di Sanremo. Tra queste c’è anche il vigile urbano che timbrò il cartellino in mutande e che, suo malgrado, era diventato una sorta di simbolo del malcostume. Ma l’illecito per lui non si è mai configurato.
Resta invece la gogna sui social network, quella sovraesposizione che i nuovi mezzi di comunicazione hanno purtroppo reso possibile anche per le persone comuni. Il vigile di Sanremo è stato tra i primi a commentare la sua assoluzione: «È un sollievo ma non sono sorpreso: sono passati ben quattro anni e mezzo di tortura mediatica per colpe che non ho mai avuto, ma io ho sempre sostenuto di essere innocente».
Il vigile urbano ha anche affermato di aver sopportato offese e umiliazioni per se stesso e per la sua famiglia. Sarebbe necessario quantomeno un passo in avanti da parte di chi, all’epoca, in nome di un’operazione in cui si voleva far vedere la forza e l’onestà della politica con la P maiuscola, non esitò a giungere a conclusioni affrettate.