Il Vietnam minaccia di chiudere Facebook

Il governo vietnamita non vuole ricevere critiche

20/11/2020 di Federico Pallone

Il governo del Vietnam ha minacciato di chiudere Facebook nel paese perché non è riuscito a bloccare i contenuti a sfondo politico sulla propria piattaforma web. È quanto riportato dall’agenzia di stampa Reuters, che ha citato un alto funzionario – non identificato – della società.

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Lo scorso aprile il governo vietnamita aveva fatto pressioni su Facebook affinché aumentasse la censura dei post antigovernativi per gli utenti locali. «Abbiamo fatto un accordo ad aprile, poi Facebook ha confermato la fine dell’accordo e ci saremmo aspettati che il governo del Vietnam facesse lo stesso», ha detto un funzionario del social media, chiedendo di mantenere l’anonimato a causa della delicatezza dell’argomento. «Abbiamo ricevuto altre pressioni in merito alla limitazione dei contenuti in Vietnam e ci hanno anche minacciato», ha detto. Tra le possibili soluzioni, la chiusura totale di Facebook in Vietnam. Ad agosto le richieste si erano fatte più insistenti: in particolare il governo ha chiesto a Facebook di bloccare i contenuti critici nei confronti dello stato.

«Negli ultimi mesi, abbiamo dovuto affrontare ulteriori pressioni da parte del governo per limitare più contenuti a sfondo politico», ha detto un portavoce di Facebook in una dichiarazione. «Tuttavia, faremo tutto il possibile per garantire che i nostri servizi rimangano disponibili in modo che le persone possano continuare a esprimersi liberamente e a comunicare tra di loro». Il ministero degli Esteri vietnamita non ha risposto immediatamente a una richiesta di commento in merito.

Facebook, che è sotto costante controllo del governo, rappresenta un mercato molto importante in Vietnam. Viene utilizzato da oltre 60 milioni di persone ed è la piattaforma principale sia per il commercio elettronico sia per le espressioni di dissenso politico. Come riportato dall’agenzia Reuters, i server locali in Vietnam, all’inizio di quest’anno, sono stati messi offline fino a quando non hanno ottemperato alle richieste di censura del governo.

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