Viadotti che crollano, Toninelli aveva promesso la task force: ma è tutto fermo

25/11/2019 di Redazione

L’unica cosa che si muove, verrebbe da dire con sadica ironia, sono i piloni dei viadotti, spazzati via da acqua e fango come avvenuto ieri, 24 novembre, sulla A6. Soltanto una serie di fortunate circostanze ha impedito una nuova tragedia simile a quella del Ponte Morandi. Eppure, il resto è tutto fermo: le misure di sicurezza che il nostro apparato istituzionale aveva promesso per evitare nuove sciagure delle strade e delle infrastrutture italiane, persino l’agenzia che avrebbe dovuto controllare il loro stato di salute.

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Viadotti, la task force promessa da Toninelli

Si chiama (?) Ansfisa ed è stata istituita in seguito al recepimento di una direttiva dell’Unione Europea del 2008. Fino a questo momento è praticamente vuota: c’è il nome di un nuovo dirigente, ma non ci sono le 500 persone che dovrebbero intervenire nella prevenzione delle strade italiane. Tuttavia, con solenne promessa, qualche giorno dopo il crollo del ponte Morandi, l’ex ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli l’aveva inserita nella lista delle priorità.

L’aveva addirittura ribattezzata super task force. Al momento è un barattolo vuoto, senza tappo. Questa mancanza ci impedisce di avere una mappa ufficiale delle strade italiane a rischio e ci costringe ad affidarci a un lavoro di ricerca del Cnr che risale a qualche mese prima del crollo del Ponte Morandi. Secondo quel report, sarebbero 15 i viadotti sotto indagine, 11 di questi nella sola martoriata Liguria.

Quali sono i viadotti a rischio in Italia

Il viadotto Pecetti sulla A26, il viadotto Veilino sulla A12, il viadotto Varenna Ovest sulla A10, il viadotto Bisagno sulla A12, il viadotto Costa sulla A10, il viadotto Vesima sulla A10, il viadotto Letimbro sulla A10, il viadotto Lupara sulla A10, il Cerusa1 sulla A26, il Gargassa sempre sulla A26 si andavano ad aggiungere ai ponti liguri traballanti, insieme al triste ricordo del viadotto Polcevera. Nella lista figurano anche il viadotto Giustina e il viadotto Moro in Abruzzo, il Paolillo in Puglia e quello di Sarno in Campania.

Ma le strade a rischio potrebbero essere molte di più: la mancanza di una task force, come la chiamava Toninelli, impedisce di avere un quadro chiaro della situazione. Mancano, ad esempio, le strade siciliane e, più in generale, quelle a sud, dove le infrastrutture, a volte, superano i 50 anni d’età. L’Italia è quel Paese che sembra essere allergico alla parola prevenzione. E che si limita a pregare quando piove, sperando che i danni siano contenuti. Come avvenuto ieri sulla A6.

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