Bologna reagisce e risponde al Viminale che voleva mandare 169 persone a 1000 chilometri di distanza

La storia di un ordinario sradicamento, ai tempi del governo giallo-verde e di Matteo Salvini al ministero dell’Interno. In via Mattei a Bologna c’era un hub di accoglienza: oltre 169 persone, che ormai si erano integrate perfettamente con il tessuto sociale, erano ospiti in quel centro. Nelle scorse ore, il Viminale ha mandato loro un ordine di sfratto, con la motivazione ufficiale della realizzazione di alcuni lavori di ammodernamento della struttura. Tuttavia, non aveva predisposto una soluzione abitativa alternativa praticabile: le 169 persone, stando a quanto previsto dal ministero dell’Interno, sarebbero state trasferite a Caltanissetta.

Cosa è successo in via Mattei a Bologna

A più di mille chilometri di distanza, insomma. Con buona pace dell’integrazione nel tessuto sociale, del senso di appartenenza a una nuova comunità, del ritrovamento di una parvenza di normalità dopo anni molto difficili. I migranti sarebbero stati caricati su alcuni autobus e sarebbero stati spediti in Sicilia, in seguito a un lungo viaggio sulle autostrade italiane e in seguito a uno shock notevole.

Ma Bologna ha reagito. Soltanto 20 persone, su base ‘volontaria’ saranno portate nella città siciliana. Tutte le altre saranno ospitate in città da altre strutture, dall’Arci, dall’Antoniano, dalle parrocchie. Diverse associazioni e partiti politici si sono dati appuntamento davanti all’hub di via Mattei e hanno esultato per la soluzione che è stata trovata, in maniera spontanea, da una città che si è organizzata all’ultimo minuto, anche per una sorta di incomprensione tra prefettura (da cui è partito l’ordine di sgombero) e Comune di Bologna, che non avrebbe avuto il tempo necessario per prevedere una soluzione alternativa.

Via Mattei, le reazioni della politica

Tuttavia, lo sgombero dell’hub di via Mattei continua a creare dei problemi molto seri al tessuto sociale della città: «Quello che sta accadendo a Bologna, all’Hub Mattei, è inaccettabile e deve essere fermato – ha detto Beatrice Brignone di Possibile -. La struttura stava per diventare un Cas. Quindi un centro ufficialmente destinato all’accoglienza. In più ci sono 35 operatori che perderanno il lavoro con un preavviso di una settimana. Un fatto inconcepibile».

Attualmente, il sindaco di Bologna Valerio Merola – dopo lo scontro con la prefettura – è ancora possibilista su una soluzione più strutturata: «Siamo di nuovo di fronte ad una iniziativa del ministro Salvini che ha pensato bene, senza avvisare il Comune di Bologna ma mettendolo di fronte ad un fatto compiuto, di chiudere l’hub di via Mattei – ha affermato -. Le conseguenze sono tensione in città, persone che da fine giugno resteranno senza lavoro e una situazione di incertezza per gli ospiti dell’hub che devono decidere se farsi portare in Sicilia o sono liberi di andare altrove».

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