Monsignor Giovanni D’Ercole: «La Chiesa non è luogo di contagio»
27/04/2020 di Enzo Boldi
La frattura era emersa con quel comunicato dalle Cei (Conferenza episcopale italiana) che si è scagliata contro la decisione del governo di protrarre la sospensione delle celebrazioni religiose anche dopo il 4 maggio. La scelta è stata contestata anche dal Vescovo di Ascoli, monsignor Giovanni D’Ercole, che ha rincarato la dose parlando apertamente di scelta dittatoriale. Lo stesso prelato ha sottolineato come, secondo lui, la chiesa non sia un luogo di contagio.
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Intervistato da La Repubblica, don Giovanni D’Ercole ha dichiarato: «Credo che dobbiamo guardare alla cosa con oggettività. La chiesa non è luogo dei contagi. Non bisogna far passare questa idea». Poi, rispondendo alla puntualizzazione del giornalista che ha sottolineato come, in merito, si sia espresso un comitato tecnico-scientifico, il Vescovo di Ascoli ha rincarato la dose: «Ma chi ve l’ha detto? Chi l’ha detto al comitato scientifico che la chiesa è il luogo dei contagi? L’esperienza nostra ci dice che non lo è, almeno la mia esperienza di vescovo dice questo».
Il Vescovo di Ascoli e le messe proibite
Monsignor Giovanni D’Ercole non usa mezze misure, etichettando come «dittatura» l’impedire il culto all’interno delle chiese. Stesso discorso vale per la celebrazione dei riti funebri, con un numero ridotti di partecipanti (15) e con cerimonie che – in linea di massima – dovrebbero essere celebrate all’aperto: «Lasciate fare a noi! Sappiamo come gestire tutto. Abbiamo a cuore l’amore per la gente. Non siamo dei superficiali e i nostri preti vi hanno dimostrato di essere seri».
La ripresa dopo il 18 maggio
Le polemiche a distanza tra la Chiesa e il governo, dunque, proseguono a spron battuto. Il dpmc del 26 aprile, che vieta ancora la celebrazione delle messe (almeno fino al 18 maggio) non è piaciuta e non sta piacendo a una parte molto rumorosa dei cattolici.
(foto di copertina: da profilo Facebook di Don Giovanni D’Ercole)