Verona, bruciarono clochard per noia: non passeranno un giorno in carcere

Una morte senza condanna, nonostante i colpevoli ci siano. Per la morte terribile di Ahmed Fdil, il senzatetto bruciato vivo a Santa Maria di Zevio, nel Veronese, i due minorenni non sconteranno nemmeno un giorno in carcere. Il primo era troppo piccolo per essere imputabile e il secondo, più grande di quale he anno, verrà «messo alla prova». La decisione del giudice indigna la famiglia della vittima: «Non volevamo vendetta ma almeno giustizia».

Bruciarono clochard per noia, il giudice mette alla prova il  colpevole più grande

I due ragazzi, all’epoca di 13 e 17 anni, decisero di passare una giornata diversa, e macchiarsi di un orribile crimine, solo per noia. La vittima, Ahmed Fdil , era nel loro mirino da tempo. «Davamo molto fastidio a quel signore. Lo facevamo per noia» aveva spiegato il tredicenne al magistrato durante gli interrogatori. Erano gli unici a Zevio ad avercela con l’uomo, che era benvoluto da tutto il paese. Aveva 64 anni, e aveva lavorato nel nostro paese come operaio per trentacinque. Dopo la crisi, aveva perso il posto e, caduto in miseria, aveva cominciato a trovare rifugio per dormire nella macchina abbandonata a poca distanza dalla piazza del paese. Proprio lì, il pomeriggio del 13 dicembre 2017 lo hanno bruciato vivo: per fargli uno scherzo, ammisero, perché si stavano annoiando. Cosi decisero di trasformare la vecchia Fiat Bravo, che per Ahmed era diventata una casa, in una gabbia di fuoco.

Troppo piccolo il primo ragazzo per essere imputabile, mentre il secondo, così vicino alla maggiore età, per ora verrà «messo alla prova». Il che significa che resterà all’interno della comunità dove è ospitato da molti mesi, e se nei prossimi tre anni dimostrerà un comportamento conosco e adatto, il reato verrà dichiarato estinto.

Il nipote infuriato allontanato dall’aula: «La vita di mio zio vale meno di zero»

Una decisione che non è andata giù ai familiari della vittima, che si sono infuriati appena il giudice del tribunale dei minori ha pronunciato la sentenza. Le proteste del nipote in particolare gli sono costate l’allontanamento dall’aula. Salah Fail ha infatti detto ai giornalisti che «per la Giustizia italiana  la vita di mio zio vale meno di zero». «Accettiamo questa decisione ma non la condividiamo — ha aggiunto l’avvocato di Salah, Alessandra Bocchi — perché l’accusa di omicidio volontario era pesantissima, e pienamente dimostrata anche dalle ammissioni fatte dai due minori. Non volevamo vendetta, ma almeno che fosse fatta Giustizia. Invece il ragazzino non si è neppure scusato per ciò che ha fatto. Questa decisione ha il retrogusto dell’impunità».

 

(Credits immagine di copertina; ANSA/ US VIGILI DEL FUOCO)

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