Gli uomini primitivi che machi! Quanto a sesso non li batteva nessuno
03/11/2010 di Pietro Salvato
Carichi di testosterone, sembra che i nostri progenitori dell’Era preistorica si dessero molto da fare. Ecco cosa ha scoperto uno studio su di loro
Uno studio effettuato su numerosi resti fossili ha dimostrato come gli essere primitivi come gli gli uomini di Neanderthal e di altri primi membri della specie umana sono stati esposti ad elevati livelli di ormoni, che li rendeva promiscui e sessualmente molto attivi. Anche grazie a questa caratteristica, la crescita e l’evoluzione della specie è stata assicurata.
ALTRO CHE CONIGLI – Oggi, quando si parla di prolificità, il primo paragone che viene in mente è quello con qualche specie di roditori, a cominciare dai conigli che oltre che assai “produttivi” sono anche sessualmente molto attivi. Se però potessimo viaggiare con una macchina del tempo a ritroso fino all’era dei Neanderthal, vissuti all’incirca tra i 200.000 e 50.000 anni fa, il paragone cambierebbe immediatamente. Questi nostri lontani parenti come del resto pure i nostri progenitori più prossimi appartenenti ai primi Homo sapiens, infatti, sarebbero stati molto virili e prolifici. Gli uomini primitivi raramente sono portati ad esempio di comportamento raffinato gentile. Questo lo si sapeva. Ora gli scienziati hanno trovato le prove che gli uomini delle caverne erano veramente violenti ed estremamente competitivi tra loro, oltre che con le altre specie. Una ricerca condotta sue dei resti fossili suggerisce che i nostri antenati avevano un livello molto più elevati di testosterone, ossia dell’ormone sessuale maschile, rispetto a quelli nostri di oggi. Se i risultati saranno confermati da successive verifiche, questo dato confermerebbe che i nostri “progenitori” sono stati più aggressivi e promiscui rispetto agli uomini moderni. In sostanza, decine di migliaia di anni di evoluzione ci hanno anche geneticamente – e quindi sessualmente – addolciti, nel contempo facendoci sviluppare altre capacità che non fossero solo quelle riconducibili alla forza bruta.
I’M A REAL MAN BABY, LOOK MY… FINGERS – Lo studio è stato condotto da scienziati britannici e canadesi che hanno elaborato i livelli di testosterone di scimmie estinte e degli antenati guardando la lunghezza delle ossa delle dita fossilizzate. Studi precedenti avevano già dimostrato che l’esposizione al testosterone nel grembo materno può rendere gli esseri umani e le stesse scimmie più aggressivi e più promiscui. Sarebbero infatti gli ormoni stessi ad alterare il modo di sviluppare i bambini fisicamente nel grembo materno. I bambini esposti ad alti livelli di testosterone, infatti, tendono ad avere un dito anulare più lungo rispetto al loro dito indice, mentre nei maschi esposti a livelli più bassi, le due dita tendono ad essere di lunghezza simile. (Tanto lo sappiamo che adesso vi state tutti guardando le dita della mano). Gli scienziati hanno elaborato il rapporto osservando questa caratteristica, per una serie di antichi ominidi – o membri antichi del nostro ‘albero genealogico – tra cui quattro uomini di Neanderthal e di un Homo sapiens della prima età moderna, vissuto all’incirca 70.000 anni fa. Gli antropologi hanno anche studiato la lunghezza delle dita di un antenato scimmiesco chiamato Australopithecus afarensis, che è vissuto tre milioni di anni fa e quelle di una specie ancora più antica chiamato Ardipithecus ramidus da 4,4 milioni di anni fa. Anche se i ricercatori hanno analizzato solo una manciata di esemplari, i risultati suggeriscono che uomini di Neanderthal e “l’uomo moderno” – il Sapiens più in antico – possedevano un più alto grado di testosterone nel proprio sangue rispetto al livello medio attuale degli uomini contemporanei.
CONSOLIAMOCI, SIAMO ALMENO PIU’ “INTELLIGGENTI” – I risultati, pubblicati sulla rivista “Proceedings” edito dalla Royal Society, hanno anche riscontrato che l’Australopithecus – una specie che camminava su due zampe e il cui più noto è il fossile è una femmina soprannominata Lucy – potrebbe essere stato monogamo. Il Ramidus, tuttavia, era più promiscuo – e potrebbe aver agito come oggi fanno le moderne grandi scimmie. La Dottoressa Emma Nelson, dell’Università di Liverpool, sostiene che: “Si crede che gli androgeni prenatali (ormoni sessuali maschili) colpiscono i geni responsabili dello sviluppo delle dita delle mani, dei piedi e il sistema riproduttivo. Abbiamo recentemente dimostrato che le specie più promiscue hanno basso indice nel rapporto tra le dita della mano ( l’anulare più lungo dell’indice), mentre le specie monogame hanno rapporti più alti. Abbiamo usato questi dati – spiega la scienziata – per stimare il comportamento sociale delle scimmie e degli ominidi estinti. Anche se i reperti fossili erano limitati e più fossili sono necessari per confermare i nostri risultati, questo metodo potrebbe rivelarsi un modo nuovo ed entusiasmante di capire come è evoluto il nostro comportamento sociale”. La Dottoressa Susanne Shultz, che lavora presso l’Istituto di Scienze Cognitive e antropologia evolutiva all’Università di Oxford ha aggiunto: “I comportamenti sociali sono notoriamente difficili da individuare nella documentazione fossile. Nuovi approcci di sviluppo, come i rapporti tra le dita, possono aiutare il dibattito scientifico sui sistemi sociali dei nostri primi antenati umani”.
POST SCRIPTUM: L’autore di questo articolo conferma (innanzitutto a se stesso) che sì, effettivamente, il suo anulare è più lungo del suo indice di ben 4 millimetri!