Il saggio indica la luna e il popolo del web guarda l’omissis

La reazione dopo la pubblicazione dei verbali del comitato tecnico-scientifico

06/09/2020 di Matteo Forte

Sappiate che è decisamente frustrante voler leggere un articolo monumentale come quello che oggi, il direttore di questo giornale, ha scritto. Da una parte c’è il piacere dell’uomo nel leggere un pezzo fatto bene, sviscerato e completo e dall’altra sapere, come lettore, che era una enorme perdita di tempo.

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Verbali e omissis, il dibattito che si è scatenato in rete

Ebbene, ieri sono usciti i segreti (verbali, ndr) del CTS trascritti durante la più grande crisi sanitaria di cui si abbia memoria comune. Un pugno di gomblottisti ha iniziato a spulciare nelle carte (che a mio avviso, quelle sì, potevano rimanere secretate anche senza il senno di poi) e ha notato degli omissis. Omissis di uno stato terribile che ha agito, come si vede, come uno stato deve: agire nell’interesse pubblico partendo da ciò che un istituto scientifico delegato a questo consigliava.

Se avete letto l’articolo di Gianmichele, filologo ancor prima di essere un bravo giornalista, noterete come non ci sia assolutamente NULLA su cui essere complottisti. Nulla. Neretti atti a non rendere pubblici nomi di aziende o fatti che, come per allora, sposterebbero l’attenzione su punti in cui attenzione oggi non dovremmo darne minimamente. Ciò di cui vorrei parlare oggi, però, non è del risultato pratico della ricerca gossippara, bensì di decisioni importanti prese da gente, uomini come noi, mentre si moriva e che non si potevano permettere nemmeno la sola preoccupazione dei complotti.

L’Italia, grazie all’intuito fuori dai protocolli – tipico del nostro ingegno – di una anestesista di Codogno, ha individuato per prima – nel mondo occidentale – un virus che circolava da mesi sul territorio europeo. Un Paese, seppur limitato dai grandi tagli alla sanità, che ha preso le più impopolari e coraggiose scelte che ci hanno permesso di vivere un’estate come quella che sta finendo. Un Paese, l’Italia, che ha saputo prendere decisioni da solo in un contesto sociale complesso, finendo a dettare l’agenda per primo su molte indicazioni di altri istituti nazionali di sanità.

Un’estate diversa, sicuramente, ma con poco meno di 300 casi giornalieri per quasi due mesi. Un risultato che personalmente credevo impossibile: ero molto, molto scettico. Certo, casi di stupidità e di egoismo ci sono stati e hanno portato a un aumento dei contagi molto clusterizzato, ma il sistema di monitoraggio, ad oggi, ha funzionato.

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Ricordiamoci che mentre molti di noi facevano un bagno in mare, in altri Paesi europei e non, si trottava a numeri di contagio estremamente più alti e maggiormente fuori controllo.
L’Italia ha per prima chiuso i voli con la Cina, in un momento in cui si pensava provenisse da lì il pericolo principale, ha per prima istituito delle zone rosse e ha chiuso – tutto – prima di tutti. Nessuno, a parte qualche terrappiattista, potrebbe dire che la chiusura non abbia portato un beneficio a un sistema che rischiava, anche solo per qualche ora di ritardo, di finire al collasso sistemico del servizio sanitario nazionale.

Verbali e omissis, ricordiamo quello che abbiamo passato

Abbiamo vissuto la peggiore crisi dal dopoguerra, chiusi in casa, con la paura del prossimo e con le nostre angosce – privati del senso di autostima e di libertà. Siamo stati in casa, a soffrire, mentre fuori le forze dell’ordine tentavano di controllare un territorio vasto. Mentre fuori, operatori sanitari, corrieri, farmacisti e alimentari, rischiavano la vita per permettere a un Paese di mitigare una pandemia che, come abbiamo visto in altri stati, avrebbe portato più miseria e più morte di quanto abbiamo dovuto subire.

Un ministro come Roberto Speranza, con il viso candido e la faccia da impreparato, è rimasto a dormire al ministero per mesi senza mai uscire. Possiamo immaginare come lui, e altri di pari o superiore rango, abbiano dovuto prendere decisioni contingenti, importanti, vitali in una situazione che non aveva precedenti? Proprio in un momento di antipolitica, chi avrebbe scambiato il posto con loro? E se anche in un momento come quello, dove anche il principio di destra e sinistra perde totalmente forma, qualcuno di loro avesse sbagliato qualcosa? Beh, devo essere cinico e sufficientemente maturo nel dire che oggi poco mi importa. Pur passando per machiavellico, io penso che il risultato sia decisamente più importante delle polemiche.

Abbiamo bisogno di credere nello Stato e nelle istituzioni. Dobbiamo obbedire, credere, spingerci verso questo terreno per noi così difficile da accettare. Da tutto questo non dipenderà solo il futuro dei nostri figli, che non sempre ahimè riteniamo essere prioritario, ma dipenderà la nostra serenità del prossimo futuro a breve termine.

L’inverno sta arrivando, è alle porte, e possiamo avere speranza solo in uno Stato forte in cui tutti noi ci abbracciamo, unito e determinato, almeno per questa volta.

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