Come stanno davvero le cose sul divieto di acquistare matite e pennarelli in alcuni supermercati

17/03/2020 di Redazione

Gli scaffali pieni di articoli di cancelleria, matite e pennarelli. Ma, contemporaneamente, anche tanti cartelli con l’indicazione del divieto di acquisto di questi stessi prodotti. Un possibile effetto del decreto del governo che ha lasciato aperti gli esercizi commerciali che vendono beni di prima necessità? Cosa sta succedendo? La vendita cancelleria vietata da alcuni esercenti sarebbe stata una scelta dettata da un problema di interpretazione del documento ufficiale emesso dalla presidenza del Consiglio lo scorso 11 marzo. Tuttavia, alcune circolari successive hanno chiarito l’equivoco.

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Vendita cancelleria, le foto che circolano sui social network

La motivazione che è stata rimarcata per giustificare questi cartelli che impongono il divieto di acquisto di prodotti di cancelleria riguarda il contingentamento degli ingressi all’interno dei supermercati e riguarderebbe esclusivamente il sabato e la domenica, giorni di maggiore afflusso – per ovvie ragioni, anche in tempi di quarantena obbligatoria, con tante persone che lavorano da casa in regime di smartworking – delle persone all’interno dei negozi della GDO. L’apertura dei reparti di cancelleria comporterebbe un ulteriore periodo di permanenza all’interno del supermercato, con l’inevitabile conseguenza di far aumentare i tempi d’attesa all’esterno dell’esercizio commerciale.

Vendita cancelleria vietata? La risposta di Federdistribuzione

Tuttavia, la situazione non è omogenea su tutto il territorio nazionale. Se le segnalazioni a cui si è fatto riferimento arrivano principalmente dalle grandi catene di distribuzione del nord Italia, in altre aree del Paese i reparti dei supermercati sono accessibili in toto. Dunque, il problema – a quanto pare – per il momento è diffuso a macchia di leopardo e questo crea ulteriori difficoltà nelle attività dei punti vendita che, al momento, risultano già difficoltose, vista la situazione straordinaria.

Federdistribuzione, consultata da Giornalettismo, ha chiarito il grosso equivoco che si sta venendo a creare in questi giorni. Si fa riferimento, infatti, a una circolare del Viminale relativa proprio alla vendita di questi prodotti non di stretta necessità all’interno delle catene distributive. Nella serata di sabato scorso, il Ministero dell’Interno ha emanato una nuova circolare con cui ha rivisto le proprie precedenti direttive, prescrivendo la chiusura prefestiva e festiva per i negozi non food e limitando la vendita dei negozi food ai soli generi alimentari (oltre a prodotti farmaceutici e parafarmaceutici). Tale limitazione vale solo per il sabato e la domenica. Negli altri giorni della settimana vale quanto previsto nel DPCM 11 marzo 2020, in cui sono riportate le diverse attività che possono restare aperte.

«I divieti previsti dal Ministero dell’Interno per le giornate prefestive e festive – hanno spiegato sempre da Federdistribuzione – mirano probabilmente a ridurre le possibilità di spostamento delle persone in queste giornate, limitando al minimo i prodotti acquistabili e quindi il tempo di permanenza nel negozio. Questo crea certamente un disservizio per le persone, che si trovano costrette a tornare nuovamente nel negozio nella settimana, per gli acquisti che non ha potuto fare nel fine settimana. In questa fase però le limitazioni sulle vendite non hanno ricadute solo per i consumatori ma anche per l’intero indotto (in particolare i settori dei prodotti freschi e freschissimi)».

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