Non esiste una variante di Singapore che colpisce i bambini, la richiesta di rettifica a Facebook e Twitter

Lo stato asiatico ha chiesto una rimozione dei contenuti a tema ai social network, in virtù della sua legge contro le fake news

20/05/2021 di Gianmichele Laino

Questione di metodo e di merito. Ma partiamo dai fatti. Nei giorni scorsi, in seguito a un tweet di Arvind Kejriwal (seguito da oltre 22 milioni di followers su Twitter), che riveste il ruolo di ministro in capo del distretto di Delhi (una carica eletta dalla locale assemblea parlamentare), si era diffusa la notizia che la violenza della diffusione dell’epidemia in India fosse in qualche modo collegata alla presenza di una variante Singapore che, in particolar modo, andrebbe a colpire i bambini. Una notizia assolutamente non verificata, che ha gettato panico e discredito sull’intero territorio del Paese asiatico.

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Variante Singapore e i provvedimenti presi contro Facebook e Twitter

Fin qui, dunque, i fatti. Non esiste alcuna variante di Singapore del coronavirus. Tuttavia, la notizia si era diffusa in maniera incontrollata e ciò ha attirato l’attenzione del governo di Singapore che ha preteso di fare chiarezza su questo contesto. E ha ottenuto – almeno da parte di Facebook – la rettifica di tutti i contenuti pubblicati sul social network che avevano come argomento quello della variante di Singapore. Questo il merito.

Ma come ha fatto il governo del paese asiatico a imporre ai social network questa retromarcia? Al momento, tutti i post che parlano di questa variante sono ricollegati – attraverso un sistema di etichette e di link – a una pagina ufficiale dell’esecutivo di Singapore che chiarisce come non ci sia alcuna variante indigena di coronavirus e di come questa altro non sia che una leggenda metropolitana. Ciò è stato possibile in seguito a una legge specifica approvata nel 2017 nel territorio di Singapore: la cosiddetta Protection from Online Falsehoods and Manipulation Act, denominata anche Fake news law. In seguito a questo provvedimento approvato dal legislatore locale, infatti, si consente alle autorità di rispondere a notizie false o informazioni false attraverso un processo graduale di applicazione di collegamenti a dichiarazioni di verifica dei fatti, censura di siti web o di social media e accuse previste dal codice penale. Un sistema che aveva attirato le critiche di politici di opposizione, analisti, esperti di comunicazione e giornalisti, proprio per la somiglianza di questo insieme di provvedimenti a una sorta di censura di stato, dove l’autorità centrale stabiliva – potenzialmente – la falsità di una notizia e imponeva, dunque, ai media di comportarsi di conseguenza.

Il POFMA di Singapore

Nel caso specifico, la presenza di una variante Singapore del coronavirus che colpisca in maggior modo i bambini non ha alcun fondamento scientifico. Da qui, si può comprendere la necessità di ricorrere a un’operazione di chiarimento che coinvolga direttamente gli apparati dello stato. Ma le applicazioni passate della legge contro le fake news a Singapore lasciano qualche perplessità: in passato era stata utilizzata, ad esempio, per smentire notizie di carattere economico su società su cui veniva denunciato un presunto controllo da parte del governo locale. O, ancora, per smentire una indiscrezione sulla candidatura – da parte del People’s Action Party – di un evangelista cristiano per ottenere il consenso di quella comunità religiosa alle imminenti elezioni. Insomma, non proprio un impiego oggettivo di questo codice di leggi.

Oggi Facebook ha preso le contromisure richieste. Anche Twitter ha confermato di aver ricevuto la richiesta di rettifica da parte delle autorità di Singapore. Ma la questione – al di là dell’elemento oggettivo del caso in specie – è destinata comunque a far discutere.

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