«Quanti borghi stanno agendo concretamente per rendersi smart working oriented?»

Abbiamo fatto una chiacchierata con Samuel Lo Gioco, ideatore del progetto VanWorking, che mira a girare l'Italia facendo formazione sul lavoro agile nei borghi

13/07/2021 di Ilaria Roncone

VanWorking è un progetto che nasce ad opera di Samuel Lo Gioco, esperto di smart working, che ha fatto della necessità di reinventarsi dopo la pandemia virtù. Lo scopo principale di questa impresa è dare allo smart working una corretta definizione da divulgare e insegnare sia alle aziende che ai borghi che dovrebbero ospitare i lavoratori agili.

Lo Gioco ha fondato la rivista Smart Working Magazine nel 2017, in tempi non sospetti, ben prima della pandemia e prima anche della legge che in Italia ha definito lo smart working (Legge n. 81/2017). L’idea di questa rivista nasce dallo Smart Working Day, una serie di conferenze itineranti che l’esperto ha tenuto in tutta Italia insieme a un team specializzato per portare la cultura del mondo del lavoro agile in giro, facendo sold out a tutti gli eventi.

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«Quanti borghi stanno agendo realmente per rendersi smart working oriented?»

Il momento che stiamo vivendo obbliga tutti a parlare di smart working ma un conto è parlare e un conto è agire: «Concretamente quante realtà stanno applicando lo smart working in maniera concreta e reale? Sembra di essere in campagna elettorale – sottolinea Lo Gioco – e c’è chi vota a favore e chi a sfavore. In Italia ancora non abbiamo capito cos’è lo smart working a partire dal fatto che siamo i soli a usare questa parola».

VanWorking nasce dall’idea di visitare i singoli borghi che si dicono smart working oriented per fare consulenza e, insieme alla Pubblica Amministrazione, capendo come far funzionare le varie realtà. Il tutto mosso da un obiettivo preciso: far decollare lo smart working in Italia, che «non ha successo perché le aziende non sanno misurarlo e perché il territorio rurale non è in grado di ospitare i lavoratori a distanza». Lavoratori che arriverebbero anche dall’estero, con la conseguente spinta per il turismo italiano e delle zone meno popolate d’Italia.

Cos’è realmente lo smart working?

In Italia accusiamo una vera e propria mancanza di cultura rispetto a tutto ciò che è lavoro intelligente: «Il vero lavoro intelligente non vuol dire remote working ma utilizzare una serie di metodologie per ottenere un equilibrio tra vita-lavoro e benessere. Lo smart working deve essere adottato per un obiettivo preciso, non deve essere solo per remotizzare l’azienda». Il punto è creare del benessere in azienda considerato che lo smart working è uno degli strumenti, così come lo è il welfare aziendale.

Una nota di demerito va anche ai media, «che fanno un gran casino» contribuendo al generico caos nel nostro paese quando si parla del lavoro da casa. Che, a questo punto, definire lavoro da casa è decisamente riduttivo.

VanWorking, l’anello mancante per arrivare alla concretezza

Da dove nasce VanWorking? «A volte la fonte non è una sola – ci spiega l’esperto di lavoro agile – e il mio è un investimento economico importante che nasce da più punti che, uniti, disegnano questo nuovo progetto. Il primo punto è senza dubbio quello che tutti abbiamo vissuto, il lockdown che ci ha fatto capire quanto sia importante muoversi. Il secondo, sicuramente, è la proposta del ministro della Cultura Franceschini inserita nel Recovery Plan, quel progetto di recupero dei borghi italiani da destinare ai lavoratori a distanza elogiato anche dal World Economic Forum. In terzo luogo c’è stato anche un boom delle start-up per il ripopolamento dei borghi in ottica smart working, realtà che spesso mi contattano e con una sto facendo anche attività di mentor».

«Mi sono reso conto che le start up che esistono per il ripopolamento dei borghi non avrebbero avuto successo, stesso discorso per il progetto POLA (Piano Organizzativo del Lavoro Agile) della Pubblica Amministrazione», ha puntualizzato Lo Gioco, che ha deciso di intervenire in tal senso. «Ho lavorato come formatore per vari progetti di INPS e Forum PA, ho formato gran parte della Pubblica Amministrazione tra Polizia di Stato, Finanza, INPS, ospedali e Asl e ho capito che questo progetto lo stiamo comunicando in maniera sbagliata».

Questa mancanza dipende almeno da due questioni: «Da un lato i borghi non sanno creare servizi per essere ricettivi e stimolare l’interesse dei lavoratori; dall’altro, le start up spesso mancano di contenuto: creano il link, informando su camera e appartamento, ma poi non creano interesse perché non vanno direttamente a contatto con le realtà dei diversi borghi. Il mio obiettivo è girare tutti questi borghi cercando di aiutarli con una serie di consigli su come gestire la situazione». Una formazione gratuita sullo smart working e su come adibire gli spazi per i lavoratori agili, in sostanza, a partire da quelli per il co-working.

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