Caso Vannini, Bonafede contro il giudice: «Attivate verifiche»

Non si placano le polemiche dopo la messa in onda di un estratto del processo Vannini ieri da parte della trasmissione Rai “Chi l’ha visto”. Dopo l’indignazione generale di molti utenti del web, ora arriva l’intervento del ministro della Giustizia Alfonso Bonafede in un messaggio registrato e diffuso attraverso la sua pagina Facebook. «Ho ricevuto tantissimi messaggi e vi ringrazio. Ho parlato con i genitori di Vannini, il ministro non può entrare nel merito della sentenza, ma sono indignato e ho attivato tutte le verifiche e gli accertamenti del caso».

Alla lettura della sentenza, che derubricava il reato compiuto da omicidio volontario a colposo, e che riduceva la pena per Antonio Ciontoli da 14 a 5 anni di reclusione, i genitori del giovane erano esplosi di rabbia.

La reazione aveva suscitato la replica alquanto scomposta della corte d’Appello ai danni della famiglia del giovane: «Questa è un’interruzione di pubblico servizio ai sensi dell’articolo 40 del codice penale. Vi volete fare una passeggiata a Perugia?». Una risposta che conteneva una velata minaccia: il tribunale di Perugia è, infatti, quello competente per i reati commessi contro la Corte d’Appello di Roma, quella che si stava esprimendo sul caso Vannini. La frase, inoltre, è risultata subito particolarmente indelicata, considerato che si stava parlando della scomparsa di un ragazzo di vent’anni in circostanze ambigue e che un’uscita simile esula dalle competenze degli stessi magistrati.

Caso Vannini, Bonafede avvia le verifiche sul giudice

«Un magistrato ha tutti gli strumenti idonei per far mantenere l’ordine all’interno di un’aula giudiziaria, ed è inaccettabile interrompa la lettura di una sentenza per pronunciare una frase simile. Vi terrò aggiornati sulle verifiche in corso», ha concluso il ministro rivolgendosi ai followers della sua pagina Facebook.

(foto di copertina: ANSA/RICCARDO ANTIMIANI)

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