L’e-commerce in Italia ha un valore pari al 7% del PIL

I volumi per il B2B e per il B2C sono superiori ai 133,6 miliardi di euro (e il 37% di questo valore viene assorbito dallo Stato sotto forma di imposte e contributi)

29/05/2024 di Gianmichele Laino

Non solo dalle aziende alle aziende, non solo dalle aziende ai clienti. L’e-commerce genera valore anche per lo Stato. Il report di Netcomm in collaborazione con Althesys – il più importante sullo stato dell’e-commerce in Italia, alla presenza anche di grandi attori di Big Tech, da Amazon a Facebook – fotografa un quadro in crescita per tutto il settore. Parliamo di volumi superiori a 133,6 miliardi di euro, il 7% del PIL italiano, con una crescita del 13,9% rispetto al 2021 (i dati che sono stati snocciolati oggi a Roma, nella Sala Galvani dell’Hotel Nazionale in piazza Montecitorio, riguardano, invece, il 2022). Gli impiegati nella filiera dell’e-commerce in Italia sono il 6,4% degli occupati totali e questa percentuale coincide con 1,6 milioni di posti di lavoro (il 13,2% in più rispetto alla rilevazione precedente). Una delle notizie che non deve essere assolutamente sottovalutata è che volumi da 7% del PIL vanno a impattare – a livello di tasse e imposte – anche sulle casse dello Stato italiano: il 37% di questo valore, infatti, è assorbito dallo Stato, per un totale di 49,6 miliardi di euro che possono essere investiti a beneficio della collettività.

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Valore PIL dell’e-commerce, i risultati del report di Netcomm

Nel monografico di oggi, abbiamo misurato la temperatura al settore, evidenziando anche i commenti del presidente di Netcomm Roberto Liscia e facendo emergere anche le valutazioni delle filiali italiane dei principali colossi di Big Tech che operano nell’ambito dell’e-commerce, da Amazon a Facebook. Intanto, però, facciamo il punto sui dati e sulle varie sfumature della produttività made in Italy che vengono maggiormente coinvolte nella crescita dell’e-commerce.

Sono tre le macro-aree che impattano tantissimo sulla filiera dell’e-commerce: gli online seller (retailer, brand e marketplace), i fornitori (servizi informatici, di marketing, consulenza, componenti materiali e altri servizi) e il supporto alle attività di vendita (logistica e sistemi di pagamento). La maggior parte del valore riguarda ovviamente gli online seller, con un impatto da quasi 50 miliardi su tutta la filiera.

Un passaggio cruciale della giornata è stato quello in cui si è evidenziata una presa di coscienza da parte dell’intero settore rispetto al peso specifico che ha nei confronti dei decisori politici e istituzionali a livello europeo. Per questo motivo, è stato presentato il manifesto dal titolo Digital Commerce: la nostra visione per il Futuro dell’Europa. L’obiettivo del manifesto è quello di creare un ecosistema in cui le PMI possano superare gli ostacoli e le barriere che le rendono meno competitive rispetto alla concorrenza, sia a livello europeo che globale, superando gli ostacoli normativi e burocratici che spesso ne limitano il potenziale.

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