La pandemia ci ha fatto capire il vero valore del petrolio

16/05/2020 di Redazione

C’è stato un elemento ulteriore a turbare i mercati nel periodo della pandemia da coronavirus. Oltre alla crisi economica causata dal contagio, si è aggiunta – conseguenza diretta di lockdown e di altri fattori “politici” – una delle crisi petrolifere più profonde dal dopoguerra a oggi. Ne abbiamo parlato con Diego Gavagnin, già capo ufficio stampa di Enea, poi direttore relazioni esterne dell’Autorità dell’energia fino al 2005, quando ha fondato QuotidianoEnergia, negli ultimi anni ha promosso le conferenze sul gas naturale liquefatto e sulla cyber-security nel settore dell’energia.

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Valore petrolio, cosa sta cambiando in questa fase

«Quello che è successo a causa o grazie al coronavirus in tema di petrolio – ha detto a Giornalettismo – è che abbiamo capito il vero valore di questa materia prima, quello che succede quando il suo costo risponde alle regole della domanda e dell’offerta». In un mercato che è sempre stato condizionato da diversi elementi, il blocco delle industrie, l’isolamento domiciliare a livello globale, la diminuzione dei consumi hanno portato all’inevitabile crollo del prezzo del petrolio.

«L’analisi è piuttosto semplice – spiega Gavagnin -: se dovessimo basarci sui valori dell’estrazione petrolifera, dovremmo immaginare un costo del petrolio di 5 dollari al barile per quello dell’Arabia Saudita, di 30-40 dollari al barile per i nuovi produttori USA. A questo si aggiungono ovviamente anche altri costi, come quelli del trasporto. Ma sarebbe questo l’orizzonte all’interno del quale valutare una materia prima che non è così scarsa come si potrebbe credere e che, soprattutto, sempre più spesso viene sostituita dal gas. Tra i costi aggiuntivi anche le spese dei paesi per mantenere cittadini e polizie».

Lo shock del coronavirus ha avuto un impatto fortissimo anche per quei cartelli che decidevano il prezzo del petrolio a tavolino, Opec in testa. Ma prevedere l’andamento del costo della materia prima nel futuro non sarà affatto semplice, anche se gli operatori scommettono sui rialzi dei valori attuali: «Analisti e trader di petrolio sono diventati anche esperti di pandemie – ha detto Gavagnin – perché è in virtù della diffusione del contagio che si potrà determinare il prezzo. Se non sappiamo come si evolverà il contagio, se ci saranno differenziazioni territoriali, se ci sarà un’ondata di ritorno in autunno, sarà allo stesso tempo complesso fare previsioni. Per sostenere il prezzo l’Opec e Russia hanno tagliato 10 milioni di barili/giorno, ma i consumi sono scesi di 30».

Valore petrolio, perché c’è stato un momento in cui il prezzo era negativo

Attualmente, in alcuni casi, ha avuto un forte impatto mediatico il fatto che il prezzo del petrolio sia stato addirittura negativo: «Chiudere un giacimento ha i suoi costi – ci spiega Gavagnin -, per questo non possiamo escludere che qualcunopreferisca pagare per alleggerire i propri depositi, che ormai sono pieni. Succede già nella produzione elettrica. Si noleggiano petroliere e si paga molto caro questo servizio pur di non sospendere le attività estrattive. Cosa che potrebbe avere un costo molto più alto per il produttore che perderebbe anche quote di mercato».

Tuttavia, dopo questa esperienza non sarà possibile tornare al passato come se non fosse successo nulla: «Abbiamo capito come funziona il mercato del petrolio in un regime concorrenziale, dove si segue la legge della domanda e dell’offerta. Questo aspetto farà senz’altro da stimolo per le compagnie petrolifere che potranno iniziare a ragionare su altre logiche. Rivalutando, perché no, il ruolo e futurodelle energie rinnovabili. Molto difficile tornare ai consumi precedenti,se non altro per lo sviluppo del lavoro on line».

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