Non hanno saputo fare giustizia per Valerio Verbano, eppure la verità è scritta da qualche parte

27/09/2019 di Redazione

Il rumore sordo di una calibro 38 ha interrotto per sempre la vita di Valerio Verbano. Un ragazzo che all’epoca, nel 1980, aveva meno di vent’anni ma che – forse – sapeva già troppe cose. Un commando fascista entrò in casa sua, immobilizzò i genitori e colpì il ragazzo appena rientrato da scuola. Nessuno, da allora, conosce i nomi dei suoi assassini. Dopo una prima inchiesta che portò a un nulla di fatto, le indagini si riaprirono nel 2011, quando su un paio di occhiali da sole ritrovati in casa del ragazzo, in via Monte Bianco a Roma, si riuscì a isolare una traccia di dna.

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Nonostante gli interrogatori e la richiesta di chiarimenti a militanti dell’estrema destra e dell’estrema sinistra, non si è arrivati neanche stavolta a una conclusione che potesse restituire la verità su quanto accaduto al ragazzo. Eppure, di Valerio Verbano non è rimasta soltanto una scritta sul muro della sua abitazione. Non è rimasta soltanto la lapide alla quale, recentemente, si è aggiunta anche quella della madre Carla.

Il dossier di Valerio Verbano

Valerio Verbano ha lasciato un dossier, requisito dalla polizia durante una perquisizione in casa sua seguita all’arresto per aver fabbricato ordigni esplosivi. In quel dossier, Valerio Verbano indagava sugli ambienti dell’estrema destra romana, facendo nomi e cognomi dei protagonisti, individuandone anche i legami con le forze dell’ordine e con le istituzioni. In quelle pagine, seppellite in un archivio segreto per tanto tempo e saltate fuori (ma solo parzialmente) nel corso della nuova inchiesta del 2011, potevano esserci nascoste le motivazioni che hanno spinto un commando formato da tre persone a fare irruzione in casa sua e a colpirlo a morte.

L’ultima speranza di chi conosceva Valerio Verbano è quella che quel dossier sia reso pubblico. Nella sua totalità. In quelle carte ci sono aspetti della politica romana che necessitano di un chiarimento, anche a decenni di distanza. Se proprio non si vuole scoprire la verità su quella morte, almeno si recuperi la storia.

(Credit Image: © Leo Claudio De Petris/Pacific Press via ZUMA Wire)

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