L’estensione del browser che risponde automaticamente alle mail, ma non vuole sostituire l’uomo

Ovy è un sistema di intelligenza artificiale, realizzato in Italia, che nasce dall’esperienza personale di Antonio Giarrusso e rende accessibili a tutti le tecnologie di intelligenza artificiale

23/02/2022 di Redazione

«Ovy nasce quasi per caso», mi rivela Antonio Giarrusso. Userbot è un sistema di intelligenza artificiale, made in Italy, che nasce dall’esperienza personale di Antonio e dal lavoro del suo team, attualmente composto da quindici persone ma in via di estensione, per portare le tecnologie di intelligenza artificiale al servizio e alla portata di tutti, soprattutto di quelli che non hanno particolari conoscenze e competenze tecniche. L’obiettivo del team della startup Userbot è «solo» quello di «cambiare il mondo», sviluppando un’intelligenza artificiale fatta dagli umani per gli umani, dopo averne comprese le potenzialità, in un’ottica di AI revolution che avvicina aziende e persone e le fa conversare in modo rapido, semplice e personalizzabile. Si tratta, quindi, di un’intelligenza artificiale umana.

Per capirne di più, mi racconta Antonio, dobbiamo tornare indietro nel tempo e, in particolare, alle vacanze di Natale del 2021, periodo di pausa dal lavoro per tutti. Al rientro dalle vacanze, Antonio ed il suo team trovano le caselle di posta email già piene, sature. Davanti a questo, conoscendo già la tecnologia di intelligenza artificiale conversazionale, Antonio si chiede come trovare il modo di velocizzare il processo di ricezione, lettura e risposta delle email, processo che interessa tutti. Infatti, una delle prime operazione che, ogni mattina, svolge ogni persona, ogni professionista, prima di iniziare a lavorare, è leggere le email ricevute e rispondere. Antonio mi racconta di aver sviluppato un prototipo di AI in un paio di giorni, di averlo provato personalmente per verificare se davvero riuscisse ad integrarsi e a rispondere alle email. Una volta scoperto che il sistema non solo funzionava, ma inoltre rispondeva in modo ottimale, decide di sviluppare un vero e proprio prodotto, che lancia in circa un mese. È un prodotto che si basa sulle «nostre tecnologie di intelligenza artificiale proprietarie, noi abbiamo anche un brevetto su una tecnologia di autoapprendimento dei motori di intelligenza artificiale».

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Userbot: la tecnologia a servizio dell’uomo, non in sua sostituzione

È il 14 febbraio del 2022 quando Antonio lancia il nuovo prodotto su una piattaforma internazionale, diffusa soprattutto in America, ed arriva subito al secondo posto dei migliori prodotti. Il prodotto viene installato all’interno della casella Gmail, è una vera e propria estensione del browser (quindi di Google Chrome), riconosce la richiesta ricevuta ed elabora la risposta. Nel dettaglio, cliccando su «rispondi» all’interno di Gmail, compariranno dei bottoni che già forniscono una risposta. Tra i bottoni troviamo il pollice in su per elaborare risposte affermative, il pollice in giù per declinare inviti o elaborare risposte negative, un tasto per ringraziare ed uno con un calendario che serve per fissare le nuove chiamate. L’intelligenza artificiale fa sì che, cliccando su uno di questi bottoni, venga recuperata l’email che è stata scritta, individuato il mittente, reperito il destinatario, compresa la lingua con cui è stata scritta e generata una risposta in maniera automatica e completa da «Ciao Martina, grazie per il tuo messaggio» a tutto il resto dell’email, compresa la formula di chiusura per salutare il destinatario e la firma. A questo punto, si tratta soltanto di revisionare l’email ed inviarla. Fermo restando che le risposte variano, ovviamente, in base al corpo delle email e delle richieste, il pulsante con il pollice in su dà una risposta positiva. Se, per esempio, nel corpo dell’email la richiesta è «ci sentiamo domani per una chiamata?», il sistema risponde «sì va bene, molto volentieri» e chiude con i dovuti ringraziamenti: per esempio, «ti ringrazio per il messaggio», magari perché sono stati ricevuti dei documenti. Il calendario, poi, è integrato direttamente con il calendario di chi utilizza il sistema, quindi con il calendario di Google, e pertanto riesce ad indirizzare gli appuntamenti futuri da prendere in base alla disponibilità sul proprio calendar, proponendo un appuntamento nelle slot libere. Nel corpo dell’email l’intelligenza artificiale digiterà, per esempio, «grazie per avermi contatto, io sono disponibile per una call in queste date». Insomma, una tecnologia che semplifica molto, che permette di lavorare con più efficienza, più semplicità, mettendo in collegamento aziende e persone e riducendo lo stress del team di lavoro.

Antonio Giarrusso

Antonio mi racconta tutta la storia della startup Userbot e, in particolare, gli domando quali sono stati i momenti di maggiore difficoltà poiché se è importante capire il prodotto finale e condividere i riconoscimenti, lo è altrettanto sapere che le grandi scoperte nascono da momenti di sfida e sfiducia. Antonio nasce ingegnere civile e non informatico, ma da sempre è imprenditore digitale. Già durante l’università si diletta a creare prodotti tecnologici. Mi racconta che la gran parte delle sue scoperte nasce da esigenze personali; infatti, durante il percorso universitario, sviluppa una tecnologia che gli permette di superare l’esame di analisi. In realtà, poi l’app avrà molto successo, definita da Apple come una delle top app dell’anno, ancora oggi è diffusa in centinaia di scuole negli Stati Uniti e ha raggiunto più di 5 milioni di utenze in tutto il mondo.

Dopo l’università, Antonio si trasferisce nel Regno Unito e apre un’azienda a Londra che si occupa di sviluppo di varie app nel settore educativo. È qui che Antonio comprende la necessità di velocizzare alcune funzioni con cui egli stesso aveva a che fare durante la giornata lavorativa: ridurre al massimo le azioni ripetitive: «milioni di utenti usavano le nostre app, ma ci siamo resi conto che la maggior parte dei messaggi che ricevevamo era molto ripetitivo, così abbiamo sviluppato un prototipo di Userbot perché, mentre Ovy va a generare delle risposte in maniera automatica al motore che si chiama motore generativo del linguaggio poiché genera risposte, Userbot invece è basato su una tecnologia diversa, sempre di AI, quindi di intelligenza artificiale, ma che è stata addestrata precedentemente. Noi nell’azienda inglese ricevevamo sempre le stesse domande, sapevamo quale risposta dovevamo dare, quindi abbiamo addestrato l’intelligenza artificiale a dare quelle risposte specifiche anche perché, quando rappresenti un’azienda, le risposte devi controllarle prima di mandarle, ne va della reputazione».

Userbot nasce così, da un primo prototipo in grado di rispondere ai messaggi in maniera automatica per incidere il meno possibile sull’efficienza del team. Da qui la decisione di fare uno spin off in Italia nel 2017 (Userbot srl). Antonio mi rivela che all’inizio si è trattata di un’impresa davvero difficile, poiché lui ed il suo team avevano grande difficoltà a trovare sia clienti che investitori: «l’inizio è stato, dunque, il momento più difficile, avevamo provato il prodotto per noi però spiegare, ti parlo del 2017, cos’erano le tecnologie di intelligenza artificiale, come applicarle all’interno delle aziende, era qualcosa di veramente nuovo. Eravamo abbastanza i pionieri. I clienti non le capivano, quindi non riuscivamo a trovare nuovi clienti. Gli investitori allo stesso tempo non capivano questa tecnologia, magari ne avevano sentito parlare, ma non era una base conosciuta come da un paio di anni a questa parte, e quindi avevamo veramente difficoltà a trovare clienti e investitori. Poi per fortuna a settembre 2017 partecipiamo alla competition indetta da Agos Ducato, e noi con Userbot abbiamo vinto». Questa vittoria ha rappresentato il punto di svolta, poiché si trattava di una competition a livello internazionale con circa trecento aziende partecipanti, che si occupavano prettamente di tecnologie di intelligenza artificiale. Da qui il primo cliente e i primi investitori.

Fino ai giorni nostri, in cui Userbot ha raccolto in totale 1 milione e 200 mila euro di investimenti ed il prodotto viene usato sia da grandi aziende che da pubbliche amministrazioni, per esempio da ENEA per la gestione delle domande sull’eco bonus del 110% o, anche, dal Policlinico Gemelli per fornire informazioni ai pazienti nella preparazione agli esami endoscopici. La visione dell’azienda è quella di arrivare ad avere intelligenze artificiali che siano davvero indistinguibili dagli esseri umani, sempre a supporto dell’uomo e mai in sua sostituzione: «noi con Userbot e Ovy non vogliamo mai sostituire l’uomo e, sinceramente, con la tecnologia attuale non so neanche se sia possibile. Però a lungo termine l’obiettivo è sicuramente quello di avere degli assistenti virtuali che ci capiscano e ci aiutino come fossero una persona vera, in cui davvero c’è una sinergia tra la macchina e l’uomo». Oggi il team di Userbot è formato da quindici persone, ma entro l’anno, mi racconta Antonio, il personale raddoppierà. L’azienda ha sempre lavorato in smart working e, dunque, il team è molto variegato.

Come ultima domanda, chiedo ad Antonio se l’azienda ha progetti futuri in cantiere e lui mi risponde che: «per Userbot abbiamo lavorato tantissimo soprattutto nel settore servizio clienti, quindi per automatizzare tutto il post vendita. Quello che vorremmo fare, soprattutto in ottica di internalizzazione, per poter scalare i mercati esteri in maniera molto veloce, e quello che faremo entro l’anno, è lanciare il nuovo prodotto. Sarà focalizzato soprattutto alle piccole/medie imprese, per supportare le operazioni di vendita e di marketing, perché ci siamo resi conto che le tecnologie di intelligenza artificiale, oggi, non vengono ancora usate adeguatamente per supportare i processi di vendita e comunque abbiamo ricevuto ottimi feedback dal mercato per lo sviluppo di questo nuovo prodotto e quindi entro l’anno lo lanceremo».

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