L’Unione europea conferma la bocciatura del Def: «Seri dubbi sul deficit»

06/10/2018 di Redazione

La conferma è arrivata verso sera di venerdì 5 ottobre, anche se il respingemento della nota di aggiornamento del Def promossa dal governo Conte aleggiava già da tempo.

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Perché Unione europea boccia Def

Sono bastate due pagine per bocciare in toto la manovra. Così la Commissione, con un testo conciso e molto pratico, ha lasciato ai commissari Dombrovskis e Moscovici l’onere e l’onore di mettere l’Italia di fronte alle proprie responsabilità.

Promesse di crescita azzardate, un deficit troppo elevato. Questi sono i due punti su cui Bruxelles ha insistito e, allo stesso tempo, non ha voluto tornare indietro.

Il Def a prima vista sembra costituire una deviazione significativa dal percorso di bilancio indicato dal Consiglio Ue il che è motivo di seria preoccupazione“, hanno scritto il vicepresidente dell’Unione e il titolare degli Affari economici.

Unione europea chiede modifica Def

Oltre a queste parole, Bruxelles ha lanciato un messaggio chiaro: “Chiediamo alle autorità italiane di assicurare che la manovra sia in linea con le regole fiscali comuni“. Cosa intenda fare l’Ue lo spiega Repubblica:

Insomma, un ultimatum a cambiare politica economica per il 2019 entro il 15 ottobre, giorno in cui la Legge di bilancio dovrà essere notificata a Bruxelles. Se così non sarà, il messaggio implicito, la Commissione boccerà la manovra e aprirà una procedura su debito e deficit. Ai primi di settembre la Ue aveva concesso all’Italia uno sconto sul risanamento, facendo sapere che si sarebbe accontentata di un deficit pari all’1,6% del Pil, comunque 9 miliardi in meno di correzione del deficit strutturale da spendere nella finanziaria. Il governo però ha deciso di portare l’indebitamento al 2,4% nel 2019, violando palesemente le regole della moneta unica studiate per tenere a bada il debito pubblico dei partner della zona euro. L’Italia è il terzo paese più indebitato del mondo, il secondo d’Europa dopo la Grecia, con un livello intorno al 132% del Prodotto interno lordo.

(Foto credits: Ansa)

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