Uk, alle vittime di stupro richiesto di consegnare il telefonino per continuare le indagini

Se denunci uno stupro, dovrai consegnare il cellulare, altrimenti l’indagine non va avanti. È questa la prassi nel Regno Unito, dove i nuovi moduli di consenso da dare alle persone che denunciano violenza sessuali hanno sollevato diverse polemiche. Se da un lato, si difendono le forze di polizia, è un modo per ottenere prove e continuare le indagini, dall’altro è una violazione di privacy, che porta le vittime a sentirsi indagate.

Uk, alle vittime di stupro richiesto di consegnare il telefonino per continuare le indagini

A sollevare il quesito sulla validità di tali norme sono le organizzazioni “Centre for Women’s Justice (CWJ)” e “Big Brother Watch” che hanno raccolto la segnalazione di diverse querelanti. I nuovi moduli infatti richiederebbero il consenso formale per permettere agli agenti di setacciare i dispositivi di chi sporge denuncia. Sarebbe riportata anche una clausola che avverte che se la persona si dovesse rifiutare, «potrebbe non essere possibile continuare indagini e azione penale».

Il modulo metterebbe nero su bianco una prassi abbastanza diffusa in Inghilterra e Galles, dove spesso gli agenti hanno fatto questo tipo di richieste per poter raccogliere più prove. Secondo le organizzazioni invece, si tratterebbe di una violazione della privacy assai pericolosa: molte vittime, disturbate dall’idea che qualcuno possa avere libero accesso al materiale conservato nei dispositivi, probabilmente eviterebbero del tutto di denunciare una violenza.

Consegnare i telefoni per denunciare violenza, la CWJ: «La storia passata non c’entra nulla»

Il gruppo CWJ ha inoltre chiarito che, sebbene tali documenti possano essere usati per tutti i reati, essi «si applicano principalmente alle vittime di stupro, violenza sessuale e abusi domestici», creando quindi una discriminazione basata sul sesso. Non solo: gli avvocati che si sono fatti carico di questa contestazione sostengono anche che si tratta di una violazione delle leggi sulla protezione dei dati e il diritto alla privacy, per via di «garanzie insufficienti o qualsiasi processo di autorizzazione indipendente». «La maggior parte dei denunciati comprende appieno l’utilità di divulgare le comunicazioni con l’imputato» ha chiarito Harriet Wistrich, direttore di CWJ, aggiungendo però che «non è chiaro è il motivo per cui la loro storia passata, compresa qualsiasi storia sessuale passata, debba essere messa a disposizione».«Sembra di tornare ai vecchi tempi, in cui le vittime dello stupro vengono trattate come sospette» ha concluso Wistrich.

Al fianco del Centre for Women’s Justice si è schierata anche l’associazione per le libertà civili Big Brother Watch, che ha evidenziato come tale prassi, ora regolarizzata, consista in una «ricerca sulla storia digitale», affermando con forza che le vittime non dovrebbero «scegliere tra privacy e giustizia».

La difesa del Crown Prosecution Service: «Richiesta da formalizzare solo se necessario e non per prassi»

Max Hill, direttore delle pubbliche accuse, ha però chiarito con I giornalisti che la richiesta del cellulare, sebbene diffusa, non è una normativa di base, chiarendo che il Crown Prosecution Service (CPS) istruisce la polizia a richiedere i telefono non su «una base puramente speculativa» ma solo «quando è ragionevole e proporzionato». Stessa linea anche nel commento di un portavoce del CPS, che avrebbe dichiarato ai media locali che l’intento è di garantire la privacy, ribadendo che la richiesta deve essere coerente con la situazione e funzionale alle indagini, e non una prassi “normale”.

(Credits immagine di copertina: Pixabay License)

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