Facebook segnala che alcuni hacker cinesi hanno preso di mira gli uiguri che vivono all’estero

I membri della minoranza uigura viene perseguitata non solo quando si trova in Cina ma anche quando si trova all'estero

25/03/2021 di Ilaria Roncone

Gli uiguri vengono non solo tormentati in Cina ma anche spiati all’estero. Questo quanto affermato dal team di sicurezza di Facebook che ha verificato come degli hacker cinesi agiscano per prendere di mira «attivisti, giornalisti e dissidenti uiguri che vivono negli Stati Uniti, in Turchia, in Kazakistan e in altri paesi». Oltre a quella degli uiguri ci sarebbero anche «altre minoranze musulmane dello Xinjiang in Cina» vittime di queste azioni di spionaggio online.

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Uiguri su Facebook all’estero spiati da hacker cinesi

Facebook ha spiegato che l’azione degli hacker si è basata sull’infettare i dispositivi elettronici con delle persone prese di mira con malware «per consentire la sorveglianza». In alcuni, spiega CNN, casi l’azione prevedeva fingersi dei siti di notizie e delle fonti che gli uiguri utilizzano e di cui si fidano. Facebook ha fatto sapere che «questo gruppo ha utilizzato account falsi su Facebook per creare personaggi fittizi che si spacciano per giornalisti, studenti, sostenitori dei diritti umani o membri della comunità uigura per ottenere la fiducia delle persone prese di mira e indurle a fare clic su collegamenti dannosi».

Da gennaio scorso negli Usa è stato ufficializzato che la Cina si è macchiata di crimini contro l’umanità ai danni non solo della minoranza musulmana ma anche di altre minoranza etniche e religiose che vivono nella regione nord-occidentale dello Xinjiang.

Facebook non ha accusato direttamente il governo cinese

In virtù di quanto scoperto Facebook non ha accusato direttamente il governo cinese ma ha parlato di hacker che «avevano i tratti distintivi di un’operazione con risorse adeguate e persistente». Non è certo la prima volta che la Cina viene accusata di hackeraggio ai danni di paesi esteri – si pensi solo al caso di Microsoft Exchange che sta investendo tutto il mondo in questo periodo – e stavolta si tratta di un’azione per continuare la persecuzione di una minoranza anche quando non risiede sul suo territorio. Facebook ha identificato questi hacker come già precedentemente coinvolti in campagne di spionaggio rendendo noto che nell’ambito della sicurezza informatica vengono identificato come “Evil Eye” e “Earth Empusa”.

Il ruolo di una piattaforma come Facebook può essere decisivo per smascherare azioni improprie e ai danni di minoranze come questa.

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