Uber Eats commissariata per caporalato: rider «pagati 3 euro a consegna» e «derubati» delle mance
L'indagine, partita in tribunale lo scorso 29 maggio, ha confermato le accuse dei rider
12/10/2020 di Ilaria Roncone
Rider Uber che lavoravano in «condizioni degradanti», «pagati a cottimo 3 euro a consegna», «derubati» delle mance e «puniti». Si chiude l’inchiesta e questo è quanto si legge nell’avviso di chiusura delle indagini. Il pm di Milano Paolo Storari ha firmato la chiusura delle indagini per caporalato sui rider che comprendono anche reati fiscali da parte di Uber. Il provvedimento porta al commissariamento di Uber Italy dopo un’azione che non si era mai vista prima nei confronti di una piattaforma di delivery.
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Rider Uber in «condizioni di lavoro degradanti»
L’accusa parla delle «condizioni di lavoro degradanti» alle quali dovevano sottostare i rider sia in termini di retribuzione che in termini di trattamento di lavoro. Anche gli stessi rider hanno testimoniato la veridicità dell’accusa e ci sono dieci indagati in totale. Emerge in particolare come i rider fossero pagati 3 euro a consegna «indipendentemente dalla distanza da percorrere (ritiro presso il ristoratore e consegna finale al cliente), dal tempo atmosferico, dalla fascia oraria (diurna/notturna e giorni festivi) e pertanto in modo sproporzionato rispetto alla quantità e qualità del lavoro prestato». Il pm ha parlato anche di rider «derubati» delle mance spontaneamente lasciare dai clienti e «puniti» in maniera arbitraria con la decurtazione del compenso quando non si attenevano alle disposizioni.
L’ammissione di chi ci lavora: «Abbiamo creato un sistema per disperati»
Questa una frase emersa dalle intercettazioni detta da Gloria Bresciani, manager della filiale italiana del colosso americano: «Davanti a un esterno non dire mai più ‘abbiamo creato un sistema per disperati’. Anche se lo pensi, i panni sporchi vanno lavati in casa e non fuori», ha detto al telefono parlando con un altro dipendente. Spicca in tal senso uno dei prospetti che testimoniano le ore lavorate e il compenso dei rider: in questo caso a maggio sono state fornite «68 ore» di consegna con un compenso pari a «179,50» e una decurtazione di «24,5 euro». I lavoratori coinvolti sono «migranti richiedenti asilo, dimoranti presso centri di accoglienza straordinaria e provenienti da zone conflittuali e pertanto in condizione di estrema vulnerabilità e isolamento sociale».