Quello che sta capitando su Twitter ad alcuni giornalisti palestinesi è frutto di una vecchia policy

Alcuni account sono stati resi inattivi per alcune ore. La risposta è stata quella di un errore, ma in realtà è alla base di alcune regole della piattaforma

16/05/2021 di Gianmichele Laino

Mariam Barghouti è una giornalista palestinese che sta documentano, anche attraverso i suoi canali social, quello che sta succedendo nella striscia di Gaza. Qualche giorno fa, il suo profilo Twitter è stato reso inaccessibile dallo stesso social network per violazione degli standard della comunità. Una mobilitazione non da poco ha messo in evidenza come, diversi giornalisti o attivisti palestinesi, stiano avendo – in questi giorni – problemi con i loro account sui social network. Possibile che ci sia una qualche forma di censura oppure la questione è diversa e consiste in un altro tipo di limitazione? Secondo quanto riportato da The Verge, l’azione che ha portato al blocco del profilo della giornalista è in realtà un qualcosa che potrebbe colpire ciascun utente di Twitter, a prescindere dall’area geografica in cui si trova a twittare e a prescindere da eventuali contenuti politici proposti.

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Twitter e gli account dei giornalisti palestinesi

Una norma dell’ottobre 2017 contenuta nelle policy di Twitter e mai aggiornata recita:

«Se il profilo di un account o il contenuto multimediale non è conforme alle nostre norme, potremmo renderlo temporaneamente non disponibile e richiedere che il trasgressore modifichi i media o le informazioni nel proprio profilo per conformarsi alle nostre regole. Spieghiamo inoltre quale norma è stata violata dal loro profilo o contenuto multimediale».

Insomma, un singolo contenuto – che potrebbe mostrare un’immagine di violenza o eccessivamente cruda – potrebbe compromettere le funzionalità dell’intero account, impedendogli di risultare accessibile o anche di twittare, retwittare, rispondere in commento ad altri utenti. Sembrerebbe proprio questo il caso in specie legato alla giornalista Mariam Barghouti.

Il suo account, il 12 maggio, è stato poi ripristinato e Twitter avrebbe cercato di minimizzare la situazione, parlando di un semplice errore della piattaforma. Adesso, il contenuto della giornalista palestinese è tornato attivo, regolarmente. Quello che, però, va messo in risalto è che questa applicazione di una vecchia policy di Twitter non aggiornata non tiene conto dei progressi che, nel frattempo, ha fatto la piattaforma. Si pensi al caso di Donald Trump: prima della clamorosa decisione della sua esclusione da Twitter, il social network aveva trovato altri modi per indicare contenuti sospetti proposti dal suo account. Le etichette, le red flag, tutto quanto era in possesso della moderazione di Twitter per contrassegnare un contenuto è stato utilizzato sui singoli tweet, senza però inficiare completamente le funzionalità dell’account.

C’è un problema con il sistema automatizzato di moderazione e quello più legato all’attività umana. Un conflitto che potrebbe verificarsi spesso con account collegati al racconto della striscia di Gaza, ma anche con altri account che fanno altri tipi di denunce o che, in un singolo tweet, si comportino in maniera diversa dalle policy di Twitter.

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