Tutte le Je suis Catherine Deneuve de noantri
11/01/2018 di Stefania Carboni
«Sì alle avance, espressione della libertà sessuale, no alla caccia alle streghe». La lettera aperta, pubblicata dal quotidiano “Le Monde” e firmata da Catherine Deneuve e altre 100 artiste e intellettuali francesi, ha sollevato un certo dibattito anche in Italia. Così, dopo l’ondata dei #meetoo in cui si denunciava la sottovalutazione delle molestie sessuali specialmente in ambito lavorativo, arriva ora il grido di chi difende la tesi dell’attrice. Perché «lo stupro è un crimine, ma tentare di sedurre qualcuno in maniera insistente o maldestra non è un reato, né la galanteria è un’aggressione del maschio». E il povero maschio non sta mica ignorando la sua posizione lavorativa / morale superiore in una interazione che dovrebbe andare su altri canoni e canali. No. Ci sta semplicemente provando, porello. Nella lettera Deneuve e le altre donne spiegano il dramma di molti uomini «costretti a dimettersi avendo avuto come unico torto quello di aver toccato un ginocchio, tentato di strappare un bacio, o aver parlato di cose intime in una cena di lavoro, o aver inviato messaggi a connotazione sessuale a una donna che non era egualmente attirata sessualmente».
Al di là di isterismi, ossessioni e iperboli, che connotano entrambi i fronti e che sarebbero da sbeffeggiare, sembra stia sfuggendo a molte/i/* (così nessuno si offende nda) un aspetto. Non capire come muoversi o interagire con l’altrui sesso a lavoro, toppando visibilmente, dovrebbe essere motivo sostanzioso per un licenziamento, un richiamo e peggio ancora l’emarginazione professionale. Donna, uomo o unicorno che sia.
Ma passiamo all’esercito delle Deneuve in Italia. Chi sostiene la tesi riportata su Le Monde? Ecco chi, tra tweet con emoticon e interviste ha dato il suo parere schierandosi dall’altra parte della barricata.
Daniela Santanchè
Natalia Aspesi
Al Foglio racconta: «Sa, sono totalmente disinteressata al mondo delle notizie». Con la doverosa premessa che sullo stupro e la violenza le donne non hanno non il diritto ma il dovere di ribellarsi spiega: «La molestia è un’invenzione. Da ragazzina vedevo signori nascosti nei portoni che tiravano fuori l’uccello: era una roba di cui non importava nulla, era un difetto maschile dal quale bisognava difendersi. La Deneuve appartiene a una generazione che, come la mia, ha imparato a difendersi dalla violenza. Oggi in America si può denunciare un collega che si complimenta perché indossi un bel vestito». «Non si distingue più una villanata da un’aggressione. Il sesso – ha aggiunto – viene trasformato in qualcosa di orribile. Si dimentica che gli abusi di potere non avvengono solo in situazioni di prestigio, ma ovunque qualcuno abbia un minimo di potere su donne o uomini: se vuole, lo esercita; il molestato o la molestata può sottrarsi. Mi ha molto colpita la passione dei maschi, nei giornali, sulla faccenda: sono terrorizzati che si possa parlare di loro».
Claudia Gerini
In una intervista su Il Messaggero: «Proclamare la guerra al maschio significa considerarci incapaci di respingere una avance sgradita. Invece, anche se la violenza va sempre condannata, abbiamo la forza di dire no. Io come tutte, ho subito delle molestie ma ho sempre reagito». L’attrice ha concluso: «Noi donne siamo lusingate dalle attenzioni maschili. Se non ci fossero finirebbe il mondo».
Lory Del Santo
Sempre su Il Foglio: «Al fondo di tutto vedo solo una vendetta volgare, di donne molto violente. Il potere che alcune contestano deriva da una codificazione antica, ormai trascorsa, naturalmente superata: puntare oggi il dito contro qualcosa che trent’anni fa era considerato lecito mi sembra meschino e schifoso. Sono dalla parte degli uomini. Non mi riconosco in queste donne incattivite, poco sensuali, poco sexy e solitarie. Detesto anche il fatto che vengano accusati solo uomini eterosessuali, mentre tra gli omosessuali ci sono comportamenti violenti, laidi e insistenti. Io ho imparato a difendermi dalle attenzioni che non gradivo: non molto tempo fa, un idraulico mi si è strusciato addosso mentre lavorava in casa mia. Mi sono allontanata ed è finita lì – mi ha persino divertito: cosa avrei dovuto fare, denunciare un operaio?».
Elena Loewenthal
In un corsivo su La Stampa: «Ma diciamocelo francamente, fra il provarci (anche non modi non propriamente da casa reale) e il molestare lo sappiamo tutte che corre una bella distanza, anche se il confine fra le due cose è assai sottile e per distinguerlo non di rado ci vogliono un pizzico d’intuito (ma gender o non gender, il sesso debole ne ha a sufficienza) e una dose più o meno analoga di sana malizia. Perché noi donne normali (per intenderci diverse da Catherine Deneuve) e sopratutto noi donne normali sopra una certa età, che a tirare le somme fra una categoria e l’altra siamo la schiacciante maggioranza, eravamo stufe e pure stizzite, persino un poco invidiose, al sentire queste confessioni».
Wow, che invidia.
(in copertina foto credit Image: © Music Box Films/Entertainment Pictures/ZUMAPRESS.com)