Il clima pazzo (che i nostri politici negano) fa calare il turismo in Italia

Le vacanze estive si avvicinano e come ogni anno migliaia di strutture italiane si preparano ad accogliere orde di turisti. Quest’anno tuttavia pare che qualche camera rimarrà libera, per la gioia degli amanti dei last minutes. Per la prima volta in cinque anni le previsioni per la stagione estiva hanno segno negativo, prospettando un netto calo di chi sceglie il Bel Paese per affrontare le calure di luglio e agosto. Si parla di quasi 2 milioni di presenze in meno rispetto all’estate 2018, pari a una flessione dello 0,9%. La colpa? Del clima impazzito.

Turismo in Italia, il rapporto di Assoturismo Confesercenti

A dirlo è un rapporto stilato per Assoturismo Confesercenti in occasione dell’approfondimento dedicato dall’associazione di imprese al tema della legge delega al governo in materia di turismo. Un rapporto che crea non poca preoccupazione. «Il turismo italiano è in un momento delicato», afferma infatti Vittorio Messina, Presidente di Assoturismo Confesercenti.

La colpa di questa flessione pare essere dovuta in parte della ripartenza di destinazioni orientali e del mediterraneo meridionale frenate in passato da tensioni internazionali. In parte dal meteo impazzito. O meglio, dagli effetti che l’emergenza climatica sta avendo sul meteo. Secondo Assoturismo infatti il calo – che coinvolge sia turisti italiani (-1,1%) che internazionali (-0,8%) – è dovuto in buona misura alle condizioni meteo ancora incerte che certo non favoriscono le prenotazioni. A questo dato si deve aggiungere un bilancio altrettanto deludente della prima parte dell’anno: a causa di piogge, temporali e gelate fuori tempo massimo la stagione primaverile non è mai decollata, facendo registrare un calo di -1,7 milioni di presenze rispetto al 2018.

I politici italiani negano i cambiamenti climatici

«Siamo a metà maggio e io invoco il riscaldamento globale perché un freddo simile non c’è mai stato in Italia negli ultimi anni», diceva solo qualche settimana fa Matteo Salvini. Ma c’è ben poco da scherzare, verrebbe da dire. E forse ora che l’emergenza climatica arriva a toccare uno dei settori più importanti per l’economia italiana, potrebbe cambiare opinione anche il sentore leghista Luca Briziarelli che solo poche settimane fa definiva l’attenzione posta sul tema «una spinta emotiva come quella che che ha portato il Paese a rinunciare all’energia nucleare».

A questo proposito va ricordato che il 5 giugno scorso il Senato ha approvato una mozione per contrastare il cambiamento climatico respingendo però la richiesta di dichiarare come Paese lo stato di emergenza climatica e ambientale. Quattro le mozioni presentate durante la seduta, due delle quali portavano in allegato la suddetta richiesta, che è stata appunto respinta. Si spera ora che il dato diffuso da Assoturismo Confesercenti riesca a far capire anche a chi continua dimostrare una certa ritrosia – quando non addirittura perplessità – sul tema, che le conseguenze dell’emergenza ambientale possono arrivare a toccare anche le tasche dell’Italia e degli italiani. Espressione cara ai politici dei tempi odierni.

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