Trump e Netanyahu discutono della sicurezza di Israele, la Palestina è sempre più isolata
04/04/2018 di Matteo Garavoglia
Martedì 3 aprile il presidente degli Stati Uniti e il premier israeliano Benjamin Netanyahu si sono parlati al telefono riguardo le condizioni di sicurezza del Paese ebraico dopo i disordini lungo la Striscia di Gaza di venerdì 30 marzo, che hanno portato alla morte di almeno 18 palestinesi negli scontri con le Forze di sicurezza israeliane (Idf).
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Durante il colloquio i due uomini forti hanno parlato anche dell’Iran “e di uno stretto coordinamento sulla sua influenza maligna e le sue attività destabilizzanti”.
Dopo i freddi rapporti durante la presidenza Obama, l’asse Washington-Israele si fa ora più saldo che mai. Il 5 dicembre 2017 Trump ha deciso di spostare l’ambasciata da Tel Aviv a Gerusalemme, segno di una legittimità mai registratasi prima, a cui è seguita una condanna pressoché unanime da parte delle Nazioni Unite il 21 dicembre.
La Palestina, ora, si trova sempre più sola. Il presidente degli Stati Uniti in passato ha fatto trapelare di essere d’accordo con la possibilità di un solo Stato nella regione, aspetto mai preso in considerazione dalle amministrazioni precedenti.
Nella Striscia di Gaza le proteste iniziate il 30 marzo sono solo il primo capitolo di una fase di tensione che si prospetta molto lunga. Hamas, con il sostegno implicito dell’Iran, ha promesso manifestazioni fino al 14 maggio, giorno che sancirà il settantennale della fondazione dello Stato di Israle. La mobilitazione è stata nominata la Marcia del ritorno. Di certo non un segnale distensivo.