Tria sul Decreto Rilancio: «Si è voluto accontentare tutti, ma ci vorranno anni per vedere gli effetti»

Giovanni Tria si è fatto un’idea piuttosto precisa del maxi provvedimento del governo, il Decreto Rilancio. Durante un’intervista ha detto la sua, sottolineando i limiti del decreto ma sottolineando anche di capire appieno le gigantesche difficoltà in cui ci si è trovati ad operare. La sua idea è che, accontentando tutti, serviranno anni per vedere i benefici dei 55 miliardi messi in circolazione. Investimento di denaro che tria non ha esitato ad apostrofare con un «ci siamo giocate tutte le cartucce. Dopo che si fa?».

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Secondo Tria non sono stati fatti abbastanza investimenti

Nell’intervista rilasciata ad Huffington Post Tria ha messo subito in chiaro i suoi dubbi: «Investimenti zero». Secondo l’ex ministro dell’Economia durante la maggioranza 5 Stelle-Lega, «il Paese avrebbe avuto bisogno di poche e mirate misure di ristoro orientate a sostenere i settori più penalizzati dal lockdown, invece quello che è venuto fuori dopo un mese di batti e ribatti è una specie di legge di Bilancio, un provvedimento Omnibus che tutto fa tranne che sostenere, per esempio, gli investimenti pubblici e privati, che stanno praticamente a zero». Tria, al posto di Gualtieri – ammesso che «il solo ministro dell’Economia può fare poco» – avrebbe puntato su «misure concentrate e di rapida attuazione per arrivare velocemente a segno». Parla di «rilancio degli investimenti, partendo dalla ricostruzione di una capacità progettuale della Pubblica amministrazione e da una riforma del Codice degli Appalti». Su questo punto ha sottolineato che «come in passato, continua a mancare la volontà politica di affrontare il problema».

Sarebbero servite «misure di semplificazione delle procedure»

Tria ha detto che «anche interventi giusti come i finanziamenti a fondo perduto alle imprese con un fatturato inferiore a 5 milioni o la stessa Cassa integrazione rischiano di perdere efficacia se non sono accompagnati da misure di semplificazione delle procedure». Ha definito il Decreto Rilancio come una «legge di bilancio» che punta ad accontentare molte categorie ma che non ha effetti immediati. «La sola conversione in legge del decreto, che ricordiamolo è salvo intese, prenderà due mesi. In Parlamento arriveranno centinaia di emendamenti, i litigi non mancheranno», ha detto l’ex ministro.

 

Paura per il futuro

Nonostante le somme ingenti messe in campo dal Governo – più di 500 miliardi di euro tra Cura Italia, Decreto Liquidità e Decreto Rilancio -, per Tria gli interventi fatti finora «servono essenzialmente a tappare le falle prodottisi nei fatturati. Con il prossimo bilancio occorrerà pensare al recupero di quei livelli di fatturato e nel 2022 alla ripresa vera e propria». E ancora: «la capacità del decreto di attenuare la perdita di fatturato causata dal lockdown dipende dalla velocità con cui le misure produrranno i loro effetti e questa come abbiamo visto è incerta. Poi molto dipenderà, naturalmente dal quadro internazionale. Da questo punto di vista preoccupa la spinta verso la deglobalizzazione che è in atto. La capacità di frenarla sarà determinante».

 

 

(Immagine copertina dalla puntata di Che tempo che fa del 29/09/2019)

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