Travaglio bacchetta Di Battista: «Chi sta fuori non dovrebbe dire cosa non farebbe, ma cosa farebbe»
20/09/2019 di Redazione
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Ha scelto come titolo per il suo editoriale di oggi un gioco di parole con il cognome del destinatario del messaggio, «Il fuorista». Marco Travaglio contro Di Battista è quasi un inedito. Del resto, l’ex deputato del Movimento 5 Stelle ha scritto spesso per il Fatto Quotidiano nella sua versione cartacea. Inoltre, ha collaborato con il gruppo editoriale realizzando il famoso documentario in Nord e Sud America. Ma le parole di ieri, che sono servite ad Alessandro Di Battista per ammonire il resto dei 5Stelle sul Pd, invitando i suoi colleghi di partito a non fidarsi dei dem, non sono piaciute a Marco Travaglio.
Travaglio contro Di Battista: «Da fuori si dice anche cosa fare e non soltanto cosa non fare»
Che ha condotto l’attacco a colpi di penna: «Chi sta fuori – è la sintesi del suo editoriale – non dovrebbe dire soltanto cosa non farebbe, ma anche cosa farebbe al posto di chi sta dentro». L’alternativa a questo governo, secondo il direttore del Fatto Quotidiano, non potrebbe essere molto diversa da un esecutivo formato dalla Lega, da Fratelli d’Italia e da Forza Italia, con il Movimento 5 Stelle che – nonostante gli ampi consensi raccolti alle elezioni del 4 marzo 2018 – sarebbe rimasto fuori a guardare.
Nella prima parte del suo articolo, Marco Travaglio non risparmia complimenti per la sincerità e per la purezza delle idee di Di Battista, ma lo accusa – di fatto – di destabilizzare dall’esterno ciò che sta succedendo all’interno dei palazzi delle istituzioni. Chi è stato eletto, chi si trova a ricoprire dei posti di responsabilità, infatti, deve prendere in considerazione degli aspetti che chi sta fuori – pontificando soltanto dai propri canali social – non può vedere.
I cinque punti di Travaglio contro Di Battista
In cinque punti, Travaglio analizza la situazione: ricorda a Di Battista le responsabilità che il M5S ha nei confronti dei suoi elettori, sottolinea come la svolta sulle alleanze sia arrivata in un vertice a cui lo stesso Di Battista ha partecipato, che i primi contatti tra il Pd e il M5S risalgono a un anno fa (e Travaglio si chiede perché Di Battista non avesse parlato all’epoca), che le alternative al Conte-2 sarebbero state devastanti e che questo governo è stato approvato con un plebiscito sulla piattaforma Rousseau.