Come la Trattativa Stato-Mafia cambia gli equilibri nelle consultazioni

21/04/2018 di Redazione

«Dopo cinque anni di polemiche, attacchi, e sfottò a buon mercato nei confronti del processo più bersagliato dai media, la Corte d’assise di Palermo ribadisce un principio elementare, ma spesso ignorato: con la mafia non si tratta, come hanno insegnato con il loro sacrificio Falcone e Borsellino». C’è questo virgolettato sul numero speciale del Fatto Quotidiano, stamane dedicato alla sentenza sulla Trattativa Stato-Mafia. Marcello dell’Utri, Mori, Cinà e Subranni sono stati condannati a 12 anni. La Corte, inoltre, ha assolto dall’accusa di falsa testimonianza l’ex ministro democristiano Nicola Mancino.

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Trattativa Stato-Mafia: cosa succede alle consultazioni? Il silenzio di Salvini

Questa sentenza prova che all’indomani delle stragi di Capaci e via D’Amelio, lo Stato scese a patti con la mafia, e ha illuminato ancora una volta il ruolo di Silvio Berlusconi. «Non risulta che il governo Berlusconi abbia mai denunciato le minacce subite attraverso Dell’Utri – ha commentato il pm Nino Di Matteo – eppure Dell’Utri gli aveva veicolato tutto».
Quanto influisce questa sentenza sulle consultazioni per la formazione, oggi, di un nuovo governo?

Cambia, cambia. La sentenza fornisce un assist ai 5 stelle per spiegare sia ai suoi elettori che al popolo di centrodestra quanto sia dannoso formare un esecutivo con Forza Italia. A dare l’inizio dei fuochi è stato ieri Luigi Di Mai. Il leader M5S ha twittato: «La trattativa Stato-mafia c’è stata. Con le condanne di oggi muore definitivamente la Seconda Repubblica. Grazie ai magistrati di Palermo che hanno lavorato per la verità». Da quel momento in poi è partito il fuoco grillino:

I 5 stelle si prendono così la loro rivincita. Ora più di prima è giusto ribadire il proprio no a Silvio Berlusconi. Niente esecutivo con i forzisti. E Matteo Salvini? Dentro la coalizione di centro destra il leader del Carroccio non può fare nulla. Tace.
L’operazione immagine leghista non è delle migliori. Ma dal silenzio può nascere una proposta. Da ieri – spiega il Fatto – tutto è cambiato. Un dimaiano doc come Riccardo Fraccaro spiega: «La sentenza politicamente è una pietra tombale sull’ex Cavaliere, ora Salvini decida».

(Foto: ANSA / ETTORE FERRARI)

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