Tiziano Renzi contro Le iene: il servizio salta e il M5S invoca la libertà di stampa

Doveva andare in onda ieri sera, ma è stato bloccato da una diffida dei regali di Renzi Senior. Al centro della polemica c’è un servizio realizzato da Filippo Roma, del programma Mediaset Le Iene, sul mondo del lavoro nero. Una sorta di continuazione del fil Rouge del servizio che aveva visto protagonista il padre di Luigi DI Maio, e che sarebbe dovuto continuare toccando un altro papà: quello di Matteo Renzi. Dopo il botta e risposta tra Tiziano Renzi e il Movimento 5 Stelle, il servizio verrà trasmesso.

Tiziano Renzi e la diffida “blocca-servizio” contro le Iene, ma il servizio andrà in onda stasera

L’intervista era stata realizzata nei mesi precedenti, e pare che fosse stato lo stesso Tiziano Renzi a crearne grande anticipazione sul proprio profilo Facebook. Eppure, il servizio de Le Iene di ieri sera, sul lavoro in nero che tocca spesso gli immigrati e coinvolgeva delle aziende di Renzi Senior,  non è andato in onda. Colpa della lettera dei legali che diffidava Mediaset e Italia 1 «dal propalare notizie false e diffamatorie in relazione a ‘presunti’ quanto inesistenti rapporti di lavoro nero tra il dottor Renzi, società dallo stesso amministrate o controllate». Non solo, la missiva continua bloccando l’utilizzo di «immagini o documentazione illecitamente acquisita e relativa a ipotizzati quanto immaginari abusi edilizi». Fatto sta che il servizio non è andato in onda. Ma dopo le polemiche sollevate dal movimento 5 Stelle, pare che il servizio a firma di Filippo Roma verrà trasmesso durante la puntata di martedì 11 dicembre.

Il contenuto del servizio e le accuse de Le Iene a Tiziano Renzi

All’interno del servizio incriminato ci sarebbero testimonianze di dipendenti di Tiziano Renzi, passati e presenti, che lamentano di aver lavorato in nero. Una storia simile a quella che aveva travolto Antonio Di Maio solo la settimana scorsa. Venerdì ne aveva parlato lo stesso Tiziano su Facebook, pubblicando un lungo post in cui scriveva di aver incontrato Le Iene e aver rilasciato loro un’intervista lunga oltre un’ora. «Sono stato accusato di aver ricevuto otto condanne. Falso. Io non sono mai stato condannato» scrive nel lungo elenco preciso e puntato, e continua «rispetto alle vicende di 22 anni fa denunciate dal signor Belpietro, ho spiegato che chi vende i giornali viene pagato in contanti ma questo non significa essere pagato in nero» e che  chiarisce che anche le accuse di costruzioni abusive sarebbero false. «In più di una circostanza il giornalista de Le Iene ha ribadito: “Lei è come il padre di Di Maio”. – scrive il padre dell’ex premier – Si tratta di un accostamento falso e diffamatorio». Un’accostamento che Renzi respinge fortemente e spiega, punto per punto, ogni singola differenza tra lui e Antonio. «Possono provarci fino allo sfinimento: io non sono come il padre di Di Maio. E chi continua nell’accostamento ne risponderà in tribunale. Perché io mi fido della giustizia italiana, la stessa che non mi mai condannato me, la stessa che ha condannato Marco Travaglio e altri» concludeva nel post di venerdì.

Questa mattina mentre andavo alla Messa sono stato fermato da un giornalista delle Iene, Filippo Roma. Ho risposto a…

Gepostet von Tiziano Renzi am Freitag, 7. Dezember 2018

Il M5S contro il padre di Renzi: «e la libertà di stampa?»

Il servizio ampiamente pubblicizzato aveva tenuto incollati al televisore molti deputati del Movimento 5 stelle, che rimasti profondamente delusi, hanno pubblicato un post sulla pagina ufficiale del movimento. «Ma voi lo avete visto il servizio? Eppure dalla redazione ci avevano detto che sarebbe andato in onda – scrivono-  Basta una diffida per bloccare un servizio sgradito? E la libertà di stampa con cui Renzi quotidianamente si sciacqua la bocca dove è finita? E l’ordine dei giornalisti non dice nulla?» e poi continuando ricordando che «tra l’altro è la seconda volta che viene bloccato un servizio delle iene da parte di Renzi. Ricordate lo scandalo sugli scontrini di Renzi sindaco mai andato in onda?».

C’è anche chi però ci ha messo il nome e la faccia: come il deputato del M5s Francesco Berti, che in una nota ha scritto «C’è una non-notizia che viene sbattuta in prima pagina da settimane, quella delle carriole sequestrate nel giardino di casa del padre di Di Maio E c’è una notizia che non viene raccontata: quella dei lavoratori in nero nell’azienda di Tiziano Renzi. Non so se si possa chiamare censura, ma certamente ci si avvicina molto». Dichiarazioni che sono state seguite dal collega Luigi Carabetta, che invece il termine «censura» lo usa appieno. «Hanno calato la pesante scure della censura dopo una semplice diffida da parte di Tiziano Renzi – ha dichiarato il deputato grillino – così si supera ogni limite di dignità professionale. È gravissimo. Pretendiamo immediatamente una presa di posizione da parte di tutte le persone coinvolte. Questa non è informazione. Altro che editti bulgari: con l’episodio di ieri sera si è andati anche oltre». Al coro si è aggiunto anche Vito Crimi, che ribadisce quanto espresso dai suoi colleghi del Movimento: «Sembra che bloccare le famose Iene sia più facile di quanto pensassimo, altro che libertà di stampa e paladini della verità». Un polverone vero e proprio, tanto che persino Tiziano Renzi ha risposto, sempre via Facebook, invitando tutti i «parlamentari del movimento cinque stelle, tra cui il sottosegretario all’editoria Crimi» a smettere di parlare «in modo improprio di lavoro nero nella mia azienda. Si tratta di un’accusa gravissima e falsa». E a chi si appella alla libertà di stampa, Tiziano risponde a colpi di un altro diritto, quello dell’immunità parlamentare: «Chiedo a tutti i parlamentari che stanno affermando queste falsità di rinunciare all’immunità parlamentare quando il mio avvocato chiederà loro i danni».

(Credits immagine di copertina: ANSA/MAURIZIO DEGL INNOCENTI)

Share this article