La direttrice della testata russa The New Times racconta il bavaglio di Putin alla stampa russa

«Non siate ciechi, è un dittatore, è un uomo pericoloso», così la giornalista russa Yevgenia Albats rivela l'operazione di censura che Putin ha avviato per occultare la verità

08/03/2022 di Martina Maria Mancassola

«Non siate ciechi, è un dittatore, è un uomo pericoloso, punterà alla guerra in Europa. L’Ucraina è solo il primo esempio. Se nessuno lo fermerà, Putin andrà avanti. Stiamo parlando di Europa e il prezzo che l’Occidente pagherà sarà enorme», così la coraggiosa giornalista russa Yevgenia Albats rivela l’operazione di censura che Putin sta ponendo in essere per occultare la verità e non far trapelare che cosa realmente stanno attraversando l’Ucraina ed i suoi civili.

Yevgenia Albats, direttrice di The New Times, contro Putin

Presa Diretta mette a disposizione sul proprio canale Facebook e anche sulla propria pagina Facebook l’intervista alla giornalista dissidente, caporedattrice del The New Times, Yevgenia M. Albats: «da oggi in Russia c’è censura totale», dichiara la stessa. La giornalista prosegue dichiarando: «oggi è stato approvato il nuovo emendamento per cui tutte le informazioni sulla guerra in Ucraina che non siano di fonte governativa, saranno considerate false e la punizione potrà andare dai 3 ai 15 anni di carcere. Le autorità russe hanno proibito ai giornalisti l’uso di parole come «guerra«, «invasione» e «attacco». Se vogliamo parlare di quello che succede in Ucraina dobbiamo scrivere «operazione speciale» ma io non l’ho fatto e per questo il mio giornale è stato chiuso. All’improvviso ci siamo trovati in un paese chiuso, con una censura soffocante, bandito dal resto del mondo».

Così, Yevgenia Albats racconta che cosa sta accadendo in Russia, mostrando la sua preoccupazione per l’attività criminale di Putin ma continuando la sua battaglia, che è quella di informare i cittadini, di diffondere la verità e la crudeltà di quanto sta accadendo in Ucraina. E quando l’intervistatrice domanda alla Albats se Putin può dire ancora di contare sul sostegno del suo popolo, la giornalista dissidente risponde: «sì, ce l’ha ma è difficile dire quanto sia grande perché non abbiamo sondaggi indipendenti. Del resto, tutti i media governativi stanno dicendo che la Russia non ha invaso l’Ucraina, che non sta bombardando le città ma che stiamo salvando il popolo ucraino dal nazionalisti, dai nazisti. Sono tutte bugie».

La maggior parte della popolazione, però, continua la Albats, vivendo in piccole città e villaggi, non parlando alcuna lingua straniera né avendo accesso ad internet, crede che le notizie che diffondono i canali di Stato siano veritiere ed attendibili.

Alla domanda sul perché abbia deciso di rimanere in Russia, la caporedattrice del The New Times risponde che la Russia è il suo paese di origine, ma aggiunge che è necessario continuare ad informare, che lei deve informare, come tutti i suoi colleghi giornalisti, sottolineando il dovere morale di questi professionisti di divulgare la verità, di spiegare quello che succede: «devo continuare a fare il mio lavoro».

Con la voce commossa, conclude dicendo: «domattina mi siederò a questa scrivania e scriverò, come ho sempre fatto. Quando vado a dormire, so che la mattina dopo la polizia potrebbe bussare alla mia porta, per questo ho preparato una borsa con dei vestiti. Sono pronta, potrebbero venire in ogni momento ad arrestarmi».

Insomma, il clima che si respira in Russia non è dei migliori e pare assurdo che possa ancora esistere un tipo di censura così ingiustificato. Ad ogni modo, grazie al lavoro quotidiano dei giornalisti, anche a rischio di pene severe, le notizie sulla realtà dei fatti trapelano nonostante il bavaglio che Putin ha messo alla stampa e alle fonti di informazioni. E questa altro non è che una sconfitta per l’invasore.

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