Giulia Bongiorno propone i test psicoattitudinali per l’accesso alla magistratura

03/06/2019 di Enzo Boldi

Il vaso di pandora scoperchiato dalla procura di Perugia sulla corruzione per le scalate nella magistratura ha sollevato tantissime polemiche interne ed esterne. Il personaggio di maggior spessore coinvolto nell’inchiesta umbra è il pm di Roma Luca Palamara, finito nel mirino per presunti favori – anche economici – che hanno svelato un vero e proprio sistema per la corsa alle poltrone più importanti. Matteo Salvini ha parlato della necessità di riformare la giustizia e anche Giulia Bongiorno è d’accordo. Anzi, il ministro per la Funzione Pubblica propone addirittura dei test psicoattitudinali per l’accesso alla magistratura.

«Serve anche un test psicoattitudinale: non può diventare giudice solo chi è più bravo degli altri a imparare a memoria i codici e la giurisprudenza, sono indispensabili anche doti caratteriali di equilibrio e buon senso – ha dichiarato il ministro per la Funzione Pubblica, Giulia Bongiorno, nella sua intervista a Libero – . Poi, una volta superato l’esame, serve una formazione accurata e completa e se, vinto il concorso, il tirocinio va male, dev’essere inibita ogni possibilità di accesso alla magistratura».

Giulia Bongiorno propone test psicoattitudinali per i magistrati

Il caso Palamara, coinvolto nelle indagini della Procura di Perugia, rischia di lasciare un segno indelebile di disillusione nei cittadini che stanno perdendo sempre più la fiducia nella giustizia e nei suoi rappresentati. Per questo motivo, per ridare nerbo alla categoria, il ministro Bongiorno è d’accordo con una riforma, oltre ai test psicoattitudinali per l’accesso alla magistratura: «Aspetto con ansia di vedere il progetto del ministro Alfonso Bonafede. Secondo me non possiamo prescindere da una riforma del Csm e da un ripensamento dei criteri d’accesso al terzo potere dello Stato. II magistrato dovrebbe sempre essere imparziale e super partes. Si figuri che io non ho fatto il giudice, come mi consigliava mio nonno, pensando che così avrei avuto ‘i pomeriggi liberi’, perché non mi sentivo all’altezza. II magistrato è un sacerdote, assolve e condanna, io non avrei mai potuto: sono sempre piena di dubbi».

D’accordo con Salvini sull’abuso d’ufficio

Oltre alle inchieste sulla magistratura, Giulia Bongiorno si dice d’accordo con Matteo Salvini anche per quel che riguarda l’abolizione del reato di abuso d’ufficio, o di un suo ripensamento: «Il sistema è dominato dalla burocrazia e da un’ipertrofia di norme, spesso sindaci o funzionari restano inerti per non rischiare. Ma le dirò anche che, in 25 anni di avvocatura, ho difeso centinaia di persone con questa contestazione ma non ricordo un solo processo finito con condanna definitiva. Per contestare l’ipotesi di abuso d’ufficio ci si accontenta spesso di una condotta che violi le norme, ma poi, quando si apre il processo, si scopre che mancano sempre gli ulteriori requisiti previsti dalla legge: una volta manca il dolo, un’altra l’ingiusto arricchimento».

(foto di copertina: ANSA/ANGELO CARCONI)

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