La polizia ha rimandato a casa quelli che da Milano volevano scendere al sud, ma non è stato un «tentato esodo»

La polizia ferroviaria aveva cerchiato in rosso due orari, a breve distanza l’uno dall’altro. Nel pomeriggio del 22 marzo, i due Frecciarossa in partenza per Napoli e Salerno avevano circa 170 prenotazioni. Alla fine, a partire saranno in meno di 50, tutti in regola in base alle nuove disposizioni del dpcm. Il resto dei passeggeri è stato rimandato a casa: non c’erano motivazioni valide che giustificassero i loro spostamenti. Ma, come abbiamo visto dalla portata di questi numeri, non c’è stato – stavolta – un tentato esodo.

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Non c’è stato il tentato esodo dopo il dpcm della giornata di ieri

Certo, anche numeri che restano nell’ordine delle duecento persone possono essere importanti nel contenere un’emergenza su larga scala come quella del coronavirus. Ma le scene di assalto ai treni che si sono verificate due settimane fa restano ormai un ricordo, anche se i danni di quanto accaduto quindici giorni fa vengono pagati proprio in queste ore, con l’estensione di contagi anche in altre aree d’Italia.

Non sono mancati momenti di tensione. Qualcuno ha provato ad aggirare i controlli, qualcun altro è andato via in lacrime per il ‘respingimento’ sulla banchina della stazione di Milano, altri ancora hanno reagito male al divieto. Nel bilancio, alla fine, c’è anche una denuncia per danneggiamento, perché una persona – che aveva dichiarato di aver perso il lavoro e di non avere più un alloggio a Milano – si è accanito contro una colonnina antincendio. La polizia ferroviaria aveva appurato che aveva una prenotazione in un alloggio fino al 10 aprile.

Le persone che sono riuscite a partire, invece, avrebbero rispettato le prescrizioni del decreto: indifferibili motivi di lavoro o giustificati motivi di salute. Insomma, effetti contenuti dopo l’annuncio del presidente del Consiglio Giuseppe Conte sulla chiusura delle attività industriali fino al 3 aprile.

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