Lo sapete che l’86% del telemarketing molesto è fatto da aziende non in regola con il ROC?

Emerge questo dato allarmante, dopo un mese dall'inizio del monitoraggio di Assocontact e Oic

19/03/2021 di Redazione

L’offerta sull’energia elettrica puntando sulla convenienza, oppure quella sulle tariffe telefoniche puntando sull’esclusività. Il telemarketing molesto lo conosciamo e, ormai, siamo anche abbastanza assuefatti da quelle telefonate che arrivano, il più delle volte, da prefissi telefonici di città in cui non abbiamo mai avuto relazioni o contatti (nemmeno sporadici) e che abbiamo imparato ad accettare. O buttando giù a prescindere o ignorandole. Eppure, il rapporto sul fenomeno che emerge dal monitoraggio portato avanti da Assocontact e Oic – le due associazioni che, dallo scorso 15 febbraio, hanno lanciato il Decalogo per i Consumatori – è abbastanza inquietante sulla regolarità delle attività di queste operazioni di telemarketing.

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Telemarketing molesto e iscrizione al ROC

Ovviamente, il monitoraggio successivo al lancio del Decalogo per i Consumatori aveva come obiettivo quello di raccogliere delle segnalazioni sulle aziende che mettono in campo vere e proprie telefonate a tappeto – più volte al giorno o per più giorni consecutivi – nei confronti dei potenziali clienti. Bene, l’86,5% di queste segnalazioni ha evidenziato che queste aziende non sono in regola con la registrazione al ROC – il registro per gli operatori della comunicazione.

Il ROC, lo ricordiamo, è gestito dall’Agcom, l’autorità garante delle comunicazioni. Oltre ai professionisti della comunicazione, c’è l’obbligo di iscrizione anche per le aziende che gestiscono i call center e lo scopo è sempre quello di una maggiore trasparenza dei processi informativi e comunicativi. Eppure, la stragrande maggioranza dei call center che mette in campo delle azioni di telemarketing molesto non risulta in regola con questa disciplina.

Cosa rischiano i call center che fanno telemarketing selvaggio

Un problema che, chiaramente, dovrebbe portare a delle sanzioni molto più aspre, a tutto vantaggio del consumatore. L’obbligo dell’iscrizione, lo ricordiamo, è stato inserito nella legge di bilancio del 2017 e l’accertamento della mancanza di questo requisito potrebbe comportare una sanzione pecuniaria fino a 50mila euro.

Il monitoraggio, inoltre, ha segnalato un incremento del 7% di contatti con “pratiche scorrette”, che puntano a proporre offerte fraudolente o confusionarie per gli utenti nei confronti dei quali sono indirizzate.

Foto IPP/imagostock

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