La storia di Tawfiq, arrivato su un barcone dalla Libia e ora laureato alla Cattolica

17/05/2018 di Redazione

La storia di Tawfiq ha dentro qualcosa di eccezionale. Cresciuto in Egitto in una famiglia contadina a Telbana, città a nord-est del Cairo, suo padre voleva che ereditasse il suo mestiere da imam.

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Il ragazzo, seppur religioso, non era della stessa opinione e ha deciso di abbandonare il suo paese nel 2006, all’età di 17 anni.

E così, dopo essere partito dalla Libia a bordo di un barcone di 25 metri in compagnia di 648 migranti sbarca a Porto Licata con addosso una maglietta rovinata dal freddo invernale e dalle infiltrazioni d’acqua.

Come riporta Il Corriere della SeraTawfiq conosce solo l’arabo e un po’ di inglese. Se ha intenzione di farcela deve imparare bene l’italiano. Inizia così il suo percorso d’integrazione:

Comincia a mandare qualche euro a casa e su una bancarella compera un vocabolario arabo-italiano, studia, si iscrive in una scuola media serale, riesce a ottenere un documento di soggiorno il giorno prima di compiere i 18 anni. Conosce Alberta della Casa della Carità, dove gli offrono un letto e un sostegno. Abdel, Alberta… Fa amicizia con il maliano Alù e con il professor Vladimir, un mendicante ucraino, incontra Peppe che lo ascolta e lo aiuta. Poi ci sono Sandro, Cinzia e due figli, una famiglia di Sesto che gli propone di vivere da loro. Tawfik crede negli «angeli protettori» e in quella che chiama la legge dell’attrazione. È musulmano, prega, ma è curioso delle altre religioni. Dice: «Da bambino mi dicevano che l’Islam è la migliore, ma su che basi? Le altre due religioni sorelle sono più antiche e non le conosco». Si interessa all’induismo («mi ha fatto aprire la mente»), ma la domenica accompagna a messa i bambini di Cinzia, e il pomeriggio va al cinema con loro. Quando non ha denaro da mandare a casa, si vergogna e preferisce non telefonare.

Dopo anni di sacrifici, un diploma al liceo turistico e un lavoro trovato in un hotel, nel 2013 arriva l’iscrizione all’Università La Cattolica. Non sceglie mediazione culturale, le lingue tanto le sa già, ma economia.

Cinque anni dopo, ecco arrivare anche la laurea con una tesi complicata, sconsigliata dai suoi compagni di corso. Ma a Tawfiq le sfide piacciono e così, ricevuti i complimenti dalla sua professoressa, decide di proseguire con la specialistica. Sempre con uno sguardo alle religioni pensando al suo papà: “I destini umani così come le religioni pure, cioè non sono contaminate dalla politica o dal potere, seguono percorsi diversi per arrivare a uno stesso punto, il centro. Se riesci a capire questa cosa, è finito il tabù della religione: il mio percorso lo sto ancora cercando indipendentemente da quel che mi ha trasmesso mio padre“.

Insomma, una storia a lieto fine.

(Foto credits: Corriere)

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