E quindi il taglio dei parlamentari previsto per domani?

Possiamo utilizzare un’espressione cara a chi segue abitualmente in tv il Grande Fratello degli ultimi anni. Freeze. Il taglio parlamentari che, sull’onda del repentino evolversi della crisi di governo, era stato calendarizzato per il 22 agosto, si è congelato. Con le dimissioni di Giuseppe Conte e con il mandato rimesso nelle mani del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, infatti, il governo non è più in carica e il parlamento, in questo caso, interrompe le sue attività, limitandosi alla gestione della crisi di governo.

Taglio parlamentari, cosa succede adesso

La crisi di governo – lo si ricorda – deve essere risolta dal parlamento al suo interno: sta ai gruppi parlamentari trovare una nuova maggioranza o, al contrario, constatare l’impossibilità di andare avanti e, quindi, la necessità di sciogliere le camere. Dal momento che per il 21 e per il 22 sono calendarizzate le consultazioni dei gruppi parlamentari al Senato, la Camera ha ritenuto opportuno bloccare il calendario dei lavori che aveva stabilito.

Dunque, la riforma costituzionale non verrà votata domani a Montecitorio. E allora che fine farà? Si potrà portare a termine, o sarà costretta a capitolare a un passo dal traguardo? Secondo quanto affermato da Luigi Di Maio, infatti, ci sarebbero volute soltanto un paio di ore di dibattito alla Camera e un voto per poterla approvare. Non era proprio così, visto che il dibattito sarebbe stato senz’altro più lungo. Ma la sostanza di una riforma a cui mancava un solo passaggio nell’ambito dell’iter legislativo più complesso previsto in costituzione è effettivamente quella di un risultato a portata di mano che adesso si allontana.

Taglio parlamentari, riforma congelata

Infatti, la riforma costituzionale viene congelata. Se il parlamento e il presidente della Repubblica riusciranno a trovare un’altra maggioranza, allora è molto possibile che l’iter riprenda più avanti nel tempo esattamente dal punto in cui si è interrotto. Dunque, Pd e Movimento 5 Stelle – papabili per la formazione di un nuovo governo – dovrebbero trovare la quadra. Il Movimento 5 Stelle, promotore dell’iniziativa, ha sempre votato la riforma nei tre passaggi precedenti, mentre il Partito Democratico mai.

Uno dei punti su cui si dovrà formare la prossima maggioranza di governo sarà proprio quest’ultimo: un nuovo asse non potrà fare a meno della riforma sul taglio parlamentari. Tuttavia, nel caso in cui dovessero sciogliersi le Camere, la riforma costituzionale resterà lettera morta. Con l’azzeramento della legislatura e le nuove elezioni, l’iter dovrebbe ripartire dall’inizio.

La strategia politica di Salvini sul taglio parlamentari

Matteo Salvini aveva utilizzato il voto sul taglio dei parlamentari come una sorta di grimaldello: si era offerto di portare a termine la riforma e di andare successivamente al voto. In quest’ottica va letta anche la mossa di aver ritirato la mozione di sfiducia a Giuseppe Conte, l’ultimo atto della ‘pace armata’ offerta da Salvini all’alleato. Invece, il presidente del Consiglio è andato fino in fondo ed è salito al Colle per rassegnare le sue dimissioni. Bloccando tutta la macchina del dibattito parlamentare.

FOTO: ANSA/MASSIMO PERCOSSI

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