Cos’è lo Swift e perché l’Europa (non unita) vuole usarlo come sanzione contro la Russia

I Paesi sono divisi sulla possibilità di escludere Mosca dalla rete che consente di effettuare le transizioni economiche tra istituti bancari a livello internazionale

25/02/2022 di Enzo Boldi

Un acronimo che sintetizza il nome di questo sistema: Society for Worldwide Interbank Financial Telecommunication. Lo Swift esiste da anni, ma ora è balzato agli “onori” delle cronache per via dell’ipotesi di sanzionare la Russia – per la sua aggressione militare in Ucraina – con l’esclusione da questa rete che regolamenta (e permette) le transazioni economiche a livello nazionale. Insomma, un sistema che consente alle varie banche di comunicare tra loro attraverso codici per poter approvare il trasferimento di denaro. Una nuova frontiera di quello che una volta era il Telex.

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Escludere la Russia dal sistema Swift sarebbe una sanzione in grado di generare un cortocircuito finanziario. Chi sta proponendo questa ipotesi – Boris Johnson in testa, seguito dai Paesi Baltici – vorrebbe escludere, dunque, la Russia da quel sistema per lo scambio delle transazioni finanziarie a livello mondiale. Si tratterebbe di una chiusura delle frontiere economiche in grado di provocare danni in entrata e in uscita. Per questo motivo, con un paragone forte (e forse azzardato) ma molto efficace, si parla di un’arma “atomica” a livello finanziario.

Swift, cos’è e perché si vuole escludere la Russia

Ma di cosa parliamo esattamente? L’acronimo Swift lo troviamo anche nella nostra vita quotidiana, quando accediamo alla nostra banca per effettuare un pagamento. Anche tramite bonifico. Quella rete si basa su un sistema di codici alfanumerici composto da 8-11 caratteri e viene utilizzato per far “comunicare” le banche internazionali tra di loro, consentendo la possibilità di effettuare transizioni di denaro da un Paese all’altro.

Questo sistema è nato nel 1973 e ha la sua sede legale in Belgio, nella piccola città di La Hulpe. Non si tratta di una società che si occupa di sistemi di pagamento e neanche di banche. Il suo ruolo è quello di generare quei codici e gestirli affinché le istituzioni bancarie di tutto il Mondo (al momento si contano almeno 11mila istituti finanziari di 200 Paesi che hanno aderito, praticamente tutto il globo terrestre) possano comunicare tra loro. Perché con Swift non si gestiscono direttamente soldi, ma quell’impianto di “messaggistica” che consente alle suddette banche di essere connesse e consentire (oltre ad accelerare) il trasferimento internazionale di denaro.

Chi è a favore e chi è contrario

Su questo tema, però, l’Europa è divisa. Per il momento, infatti, la spinta verso l’esclusione della Russia dalla rete Swift arriva direttamente dalla Gran Bretagna, con Boris Johnson che si è fatto promotore di questa iniziativa. Lo seguono a ruota i Paesi Baltici e, ovviamente, l’Ucraina. Questa mattina è arrivata anche l’apertura in quella direzione dal Parlamento Europeo, con la nuova Presidente (subentrata dopo la morte del compianto David Sassoli) Roberta Metsola che ha dichiarato: «L’esclusione della Russia dal sistema Swift: è decisamente sul tavolo».

Ma una decisione univoca non è stata ancora presa. Francia, Germania e Italia non hanno ancora comunicato una decisione in merito sull’eventuale sanzione anche attraverso la cacciata dalla rete Swift. Il motivo di questo temporeggiamento riguarda il possibile effetto boomerang: colpire il Cremlino in questo modo avrebbe un impatto devastante sull’economia russa, ma il riverbero potrebbe palesarsi anche sull’ecosistema economico del Vecchio Continente (ma anche di altre zone del Mondo). L’Europa, soprattutto dal punto di vista energetico, non ha una sua indipendenza e colpire in modo così drastico potrebbe provocare conseguenze devastanti anche per Paesi come l’Italia, già alle prese con le difficoltà per l’aumento dei costi di gas ed energia elettrica.

(Foto IPP/Sputnik/Mikhail Metzel)

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