La nuova denuncia delle major musicali contro due strumenti AI
Le due piattaforme Suno e Udio sono accusate di generare brani sulla base delle musiche delle principali etichette discografiche. Per questo, negli Usa, è partita l'ennesima azione legale contro l'AI
25/06/2024 di Gianmichele Laino
Sony Music Entertainment, Universal Music Group Recordings e Warner Records sono alcune delle etichette discografiche appartenenti all’associazione dell’industria musicale americana che hanno annunciato due cause separate, una a New York e l’altra a Boston, contro Suno e Udio, due piattaforme che sfruttano l’intelligenza artificiale generativa per realizzare prodotti musicali. Le accuse, ovviamente, sono legate alla presunta violazione del copyright: le etichette discografiche, infatti, hanno denunciato che alcuni prodotti realizzati attraverso queste piattaforme fossero estremamente simili a canzoni – tra gli altri – di Chuck Berry e Mariah Carey. In ogni caso, rilevano le etichette discografiche, anche se i nuovi prodotti realizzati con l’AI generativa non sono propriamente copie di canzoni già registrate, le risposte ai prompt che vengono inseriti all’interno degli appositi spazi dagli utenti sono basati su dataset realizzati proprio sulla base dell’analisi di canzoni già registrate, ma senza che sia stata richiesta alcuna autorizzazione da Suno AI e da Uncharted Labs (l’azienda che ha sviluppato il prodotto Udio).
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Suno e Udio saranno oggetto di due cause intentate dalle etichette discografiche USA
Entrambe le cause, sebbene condotte in tribunali separati, sembrano avere un coordinamento nelle richieste delle etichette discografiche che hanno valutato in 150mila dollari a canzone i potenziali danni d’immagine derivanti dallo sfruttamento del copyright delle canzoni in questione. Si tratta, comunque, di due piattaforme che hanno da tempo conquistato questo segmento di mercato: non è un caso, come vedremo in un altro articolo del monografico di oggi, che Suno AI abbia realizzato una partnership con Microsoft. Attraverso Copilot – lo strumento di intelligenza artificiale impiegato dal colosso di Redmond – è possibile sfruttare un plug-in made in Suno che offre risposte agli utenti di Copilot in campo musicale. Occorrerà capire se anche Microsoft, dunque, verrà coinvolta in questa vicenda legale.
Diversa, invece, sembra essere la strategia di Suno e Udio, anche a livello comunicativo. La prima azienda, infatti, ha fatto sapere che il suo lavoro è quello di produrre degli output completamente nuovi e originali e di aver provato a dialogare con le case discografiche che, al contrario, hanno preferito ricorrere alle vie legali. Udio, al contrario, ha deciso di non commentare affatto la vicenda, aspettando evidentemente l’esito del processo in tribunale.
Fatto sta che le associazioni musicali da tempo denunciano i possibili danneggiamenti realizzati dalle piattaforme che si basano sull’AI per produrre musica. Negli Stati Uniti, questo aspetto è stato affrontato – fino a questo momento – soltanto da una legge statale del Tennessee, che ha provato a regolamentare il consenso rispetto all’inserimento nei dataset di strumenti di intelligenza artificiale di prodotti dell’ingegno musicale (compresa la voce dei cantanti e degli artisti in generale). In Europa, invece, il copyright è stato un aspetto estremamente vagliato dall’AI Act che prevede l’importanza del consenso per le piattaforme che si occupano di realizzare prodotti musicali, nonostante le resistenze delle aziende. Nella fattispecie, è stato fatto notare che se grandi piattaforme come Spotify o YouTube o Amazon Music hanno ottenuto le licenze per il copyright di migliaia di brani musicali, trovando accordi economici su questo aspetto, non si capisce perché gli stessi accordi non dovrebbero essere applicabili per le piattaforme AI. Questo per evitare casi come quello che trovate a questo link alla piattaforma Suno: non vi suona familiare?