Stop ai video sui social che incitano alla violenza

Sono moltissimi, troppi, i casi in cui video che incitano alla violenza finiscono sui social network

19/11/2021 di Redazione

Sono moltissimi, troppi, i casi in cui video che incitano alla violenza finiscono sui social network. Emblematici nonché recenti sono i tentativi di emulazione di Squid Game, solo per fare un esempio. Ma ricordiamo anche le risse organizzate sui social o in chat, leggasi il Pincio. E nella maggior parte delle circostanze, sono i più giovani ad essere i responsabili di tali becere situazioni.

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Ecco perché su delega del Parlamento, il Governo ha riscritto il Testo unico dei servizi di media audiovisivi e radiofonici (la cosiddetta legge Gasparri) per adeguare il testo alle piattaforme digitali. L’ultimo decreto, approvato il 4 novembre scorso, assegna pieni poteri di vigilanza all’Agcom. La direttiva “punta a creare e garantire il corretto funzionamento di un mercato unico dell’Unione europea per i servizi di media audiovisivi, contribuendo nel contempo alla promozione della diversità culturale e fornendo un livello adeguato di protezione dei consumatori e dei minori”, si legge sul sito dell’Agcom.

Ma anche: “I servizi di media audiovisivi non devono contenere incitamento alla violenza o all’odio nei confronti di gruppi o membri di un gruppo sulla base di discriminazioni fondate su motivi quali sesso, razza, colore, origine etnica o sociale, caratteristiche genetiche, lingua, religione o convinzioni personali, politiche o altra opinione, appartenenza a una minoranza nazionale, proprietà, nascita, disabilità, età, orientamento sessuale o nazionalità, ai sensi dell’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE. Sono vietate anche le provocazioni pubbliche a commettere reati di terrorismo”.

Per quanto riguarda la tutela dei minori, invece, “gli Stati membri adottano le misure atte a garantire che i programmi che potrebbero «nuocere gravemente allo sviluppo fisico, mentale o morale dei minori» siano messi a disposizione del pubblico solo in maniera tale da escludere che i minori li vedano o ascoltino normalmente, selezionando un orario adeguato per la trasmissione, strumenti di verifica dell’età o altre misure tecniche proporzionate al danno potenziale. I contenuti più dannosi, quali la violenza gratuita e la pornografia, sono soggetti alle misure più rigorose. I minori beneficiano inoltre di un livello più elevato di protezione online: le piattaforme di condivisione video devono attuare misure per proteggere i minori da contenuti dannosi. È inoltre vietato l’inserimento di prodotti nella programmazione per bambini. Gli Stati membri dovrebbero incoraggiare il ricorso all’autoregolamentazione e alla coregolamentazione attraverso codici di condotta relativi alla pubblicità inappropriata nei programmi per bambini, per alimenti e bevande ricchi di grassi, sale e zucchero”.

[CREDIT PHOTO: ITALY PHOTO PRESS]

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