La Protezione Civile chiede al governo di prorogare lo stato di crisi fino al 31 gennaio 2021

Ricorderete tutti la firma dello stato di crisi, da parte del governo italiano, lo scorso 31 gennaio. Era un momento molto delicato, perché in Italia c’erano stati i primi casi importati di coronavirus e nel mondo era evidente che l’epidemia si stesse diffondendo a partire della Cina. Quello stato di crisi – che in un secondo momento fu oggetto di strani complotti e delle solite fake news diffuse attraverso i social network – scadrà il prossimo 31 luglio perché, per prassi, è una condizione che il governo prevede di risolvere entro sei mesi dalla sua firma.

LEGGI ANCHE > Fase 2, il viaggio nel mercato rionale di Roma

Stato di crisi, la protezione civile suggerisce al governo la sua proroga fino al 31 gennaio 2021

Tuttavia, la protezione civile ha ritenuto che questo stato di crisi possa essere prolungato, visto che l’emergenza sembra ancora molto distante dal dirsi conclusa. Dunque, nei suggerimenti che il dipartimento guidato da Angelo Borrelli ha inviato all’esecutivo in vista del decreto Rilancio (quello che, nel suo nome originario, doveva essere il decreto aprile), c’è anche quello di prorogare lo stato di crisi di altri sei mesi. E di fissare, dunque, la scadenza dello stesso al prossimo 31 gennaio 2021. Dunque, se il governo dovesse accettare il suggerimento della protezione civile, avremmo assistito a un anno intero in regime di stato di crisi.

Ma quanto costerebbe al nostro Paese una estensione di questo status? E soprattutto cosa significherebbe nel concreto per le misure che riguardano direttamente i cittadini? La firma dello stato di crisi è assolutamente cautelativa: il governo, nel farlo, prevede di affrontare un periodo di difficoltà, che potrebbe quindi giustificare eventuali aiuti straordinari ed eventuali decisioni che potranno comportare un’azione più decisa delle istituzioni.

Al momento, però, non è previsto alcun costo aggiuntivo per lo stato: l’estensione di altri sei mesi sarebbe utile al proseguimento degli interventi necessari, nel limite delle risorse già stanziate per gli stessi. Una estensione, quindi, che andrebbe a incidere più sul linguaggio della burocrazia che a un vero e proprio status quo per il cittadino: del resto, dal 31 gennaio 2o2o agli inizi di marzo, i cittadini italiani non hanno avvertito il peso di questo stato di crisi (se si fa eccezione, da fine febbraio, per gli abitanti della Lombardia): non bisogna cadere nell’errore di farlo coincidere con le misure di lockdown che sono state prese successivamente alla sua proclamazione.

 

Share this article