Gli adv politici di Meta: non solo partiti

Nell'analizzare i dati sulle inserzioni politiche su Meta, abbiamo notato che vengono classificati allo stesso modo anche i post sponsorizzati da associazioni umanitarie, onlus e del terzo settore. Perché?

03/06/2024 di Gianmichele Laino

Ma non si rischia di fare confusione? Facebook ha delle categorizzazioni abbastanza precise quando si tratta di sponsorizzazioni attraverso gli strumenti che mette a disposizione; inoltre, segue delle policies che, in ogni periodo storico, vengono approfondite e – se necessario – cambiate. Si possono sponsorizzare contenuti che riguardano alloggi, annunci di lavoro, questioni legate al credito. E, ovviamente, post di natura politica e sociale. Ecco, è questo mix che stupisce: le regole della sponsorizzazione, infatti, sono le stesse (e sono inserite in una medesima categoria) sia per una associazione o per una onlus che si occupa di una missione sociale, sia per un partito politico. E – a volte – le finalità di queste due macro-entità non possono essere più divergenti l’una dall’altra.

LEGGI ANCHE > L’importanza dell’analisi dei post politici sponsorizzati e del loro engagement social

Sponsorizzazioni Facebook terzo settore, perché stanno insieme a quelle politiche

Da manuale delle inserzioni di Facebook, possiamo definire così questo tipo di sponsorizzazioni: quelle create da o per conto di o su un candidato a un incarico pubblico, un personaggio politico, un partito politico, un comitato di azione politica oppure sostengono l’esito di un’elezione a un incarico pubblico; quelle che si riferiscono a un’elezione, un referendum o a un’iniziativa elettorale, comprese le campagne di informazione sulle elezioni o per ottenere voti; quelle che riguardano temi sociali del luogo in cui l’inserzione viene pubblicata; quelle che sono regolamentate in quanto pubblicità relativa a contenuti di natura politica.

Ovviamente, è il terzo punto a lasciare un po’ interdetti. Se è vero, infatti, che è possibile realizzare dei contenuti politici su temi sociali del luogo in cui l’inserzione viene pubblicata, è altrettanto vero che non per forza le inserzioni su contenuti sociali abbiano anche un risvolto politico. Ci sembra di trovarci, dunque, in presenza di un problema di carattere metodologico. L’analisi della Facebook Library effettuata dallo strumento realizzato dal team di Elikona, per l’ultimo mese, ha infatti fatto emergere la presenza di diverse onlus, associazioni, fondazioni o aziende del terzo settore che hanno avuto accesso allo strumento della sponsorizzazione.

Nella fattispecie, compaiono nomi come A2A energia, Asvis, Aboca, ActionAid Italia, Altalex, Altroconsumo, Ansa.it, Action For Democracy Italia, Unicef Italia, Save The Children Italia, Medici senza frontiere, Emergency, Arcigay che ben poco hanno a che fare con le elezioni politiche (fatta eccezione per Action For Democracy, il cui scopo è dichiaratamente politico). Gli altri sono soggetti che effettuano campagne sui diritti civili, come parte promozionale del loro lavoro quotidiano su queste tematiche. Ma non manca chi, come Altalex, Ansa e Altroconsumo, fa anche informazione (non esclusivamente di stampo politico e sociale).

Non si capisce, però, perché le inserzioni sui temi sociali debbano rientrare nella stessa categoria (e debbano quindi essere sottoposte alle medesime restrizioni) di quelle politiche: Facebook, infatti, ricorda che per essere accettate, «i disclaimer continueranno a essere necessari nelle inserzioni, che non dovranno includere contenuti di natura elettorale, politica o legislativa». Meta, tra l’altro, riconosce che i temi sociali sono argomenti delicati e che questi ultimi possano influire sui risultati di una elezione. La logica, dunque, che sta alla base di questa medesima categorizzazione sta nel fatto che anche i temi sociali possono essere considerati polarizzanti per il dibattito politico funzionale alle elezioni. Una campagna per l’adozione dei bambini, per l’invio di viveri in un’area del pianeta critica, per la campagna di vaccinazione sulla poliomielite, per promuovere il paywall su un sito di informazione o per evidenziare le partnership tra questo sito di informazione e altri soggetti (come l’8xmille o Intesa Sanpaolo), nella logica di Facebook, dovrebbe andare a incidere sul dibattito politico. E la cosa non può che lasciare perplessi.

Share this article