Venezia 75 Tumbbad, recensione del film di apertura della SIC

30/08/2018 di Redazione

A Venezia 75 Tumbbad è la storia di un tesoro, custodito da un demone, che diventa l’ossessione del giovane Vinayak. Lo accompagnerà per tutta la vita, e sull’altare di questo falso dio sacrificherà tutto quello che ha. Diretto dalla coppia di esordienti formata da Rahi Anil Barve e Adesh Prasad, è il film che apre la Settimana della Critica numero 33 alla 75ma Mostra d’arte cinematografica di Venezia.

Venezia 75 Tumbbad
L’India, si sa, è seconda solo a Hollywood per l’importanza della sua industria cinematografica, forte di una produzione con un gran numero di titoli ogni anno con a disposizione un mercato interno enorme che riesce a soddisfare sia offerta che richiesta. Un cinema ovviamente indiano-centrico, con le sue star e i suoi generi favoriti dal pubblico, dagli action alle commedie romantiche musicali, fino ai drammi in costume e i film storici. Le nuove generazioni del cinema indiano stanno cercando di uscire dai confini, proponendo un cinema nuovo e di respiro più internazionale, pur restando ancorati alle tradizioni e alle storie della propria terra. E se c’è una cosa che all’India proprio non manca sono i racconti, più o meno fantastici, a cui tanti cineasti hanno attinto nel corso degli anni. I due giovani registi di Tumbbad non sono da meno, ma osano portando sullo schermo un film che mescola molto intelligentemente i generi, strizzando l’occhio a un pubblico ampio e anche con un certo gusto occidentale.

Venezia 75 Tumbbad è un fantasy molto horror

Sebbene mascherate in maniera intelligente, sono tante le fonti a cui hanno attinto Barve e Prasad, qualche innocente prestito a fin di bene che è servito a costruire un horror sui generis, in cui il vero mostro non è un’entità fisica, ma un desiderio malsano da una parte e una concezione del mondo dall’altra. La parabola del giovane Vinayak, che crescendo diventa sempre più avido fino a perdere tutto ciò che realmente conta della vita, ha un vago e piacevole sapore antico di Von Stroheim, fa tornare alla mente quel magnifico capolavoro di Rapacità, una delle opere da cui nasce il cinema come oggi lo conosciamo. Ma come tutti gli horror, è anche un film fortemente politico, una riflessione profonda sul capitalismo che ha corrotto anche le culture più antiche, e sulla globalizzazione che ha portato a un’amnesia collettiva dell’identità.

Venezia 75 Tumbbad è una buona apertura della SIC

Diretto con sicurezza, nonostante qualche ingenuità dettata dall’inesperienza, Tumbbad è un film sufficientemente solido da non sembrare un intruso nel programma di un festival come Venezia, e conferma la vitalità che da sempre contraddistingue la Settimana della critica, sezione che ha sempre cercato idee di cinema fresche, ma consapevoli che ancora oggi si fanno film grazie a un passato e una tradizione che non vanno dimenticati.

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