Venezia 75: Sulla mia pelle, recensione del film su Stefano Cucchi con Alessandro Borghi
29/08/2018 di Thomas Cardinali
Netflix e Lucky Red portano in streaming e nelle sale “Sulla mia pelle”, un film misurato, intenso e sconvolgente che mostra grazie alla maestosa bravura di Alessandro Borghi tutto il dolore e la sofferenza di Stefano Cucchi. La recensione in anteprima da Venezia 75.
Era il 2009 quando Stefano Cucchi morì tra atroci sofferenze dopo essere stato arrestato per 20 grammi di hashish. Quella che doveva essere secondo quanto dichiarato agli stessi giorni ai genitori una notte in carcere si è trasformata in un’odissea che non si è conclusa neppure sull’atroce morte patita al Sandro Pertini di Roma. “Sulla mia pelle” prodotto da Netflix e Lucky Red, che lo distribuiranno in 190 paesi e nelle sale italiane, a Venezia 75 non si pone l’obiettivo di dover enunciare una verità assoluta su una vicenda dopo 9 anni ancora piena di punti oscuri, ma è proprio per la misura con cui viene raccontata ad essere un grandissimo film.
Alessio Cremonini ha realizzato uno script perfetto, soprattutto per la fedelissima ricostruzione della paradossale e drammatica vicenda giudiziaria di Stefano Cucchi con tutti i passaggi processuali. “Sulla mia pelle” però non sarebbe potuto esistere se Alessandro Borghi non avesse tirato fuori l’interpretazione della vita, una prova attoriale straordinaria per intensità che se fosse stata messa su schermo da un attore americano grideremmo tutti all’Oscar. Il protagonista esploso per “Non Essere Cattivo” di Claudio Caligari sembra quasi Robert De Niro per la trasformazione fisica impressionante, ma soprattutto per lo sguardo magnetico. Il padrino della scorsa edizione del Festival di Venezia ha perso ben 18 kg (vedi Christian Bale ne “L’uomo senza sonno”) e si è ridotto pelle e ossa, ma soprattutto ha trasformato letteralmente dato vita “Sulla mia pelle” al desiderio di giustizia della famiglia di Stefano Cucchi.
Un’opera che basa la sua forza anche sulla coralità degli interpreti, con un Max Tortora che dopo “La Terra dell’Abbastanza” ci regala un’altra grande prova drammatica, ma soprattutto con Jasmine Trinca che nei panni di Ilaria Cucchi ci fa capire perché ai grandissimi basti anche una scena sullo schermo per rubare la scena e strappare applausi. Il dolore di questa donna è reso in modo intensissimo, quasi a farci vergognare dando la sensazione di stare entrare in un qualcosa di intimo che non ci riguarda. Questa sensazione disturbante è merito di un cast che si è meritato la standing ovation al termine della proiezione d’apertura di “Orizzonti” a Venezia 75,
La vicenda di Stefano Cucchi non si è ancora conclusa in modo definitivo, ma il film “Sulla mia pelle” è qualcosa che l’Italia doveva ad un ragazzo che non meritava di essere giudicato in questo modo. Entrato accusato di spaccio e uscito con due vertebre fratturate in una fredda bara, senza diritti e con un dolore che sconvolge noi, figurarsi la famiglia che ancora oggi chiede giustizia. Sicuramente però la memoria di Stefano Cucchi è stata onorata da una delle stelle più luminose del cinema italiano, una di quelle stelle anche di rendere belle immagini storie cariche di oscurità e dolore.
Valutazione “Sulla mia pelle”
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